La rocambolesca medaglia del pattinatore australiano Steven Bradbury a Salt Lake 2002

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La Storia di Steven Bradbury, alle Olimpiadi di Salt Lake City del 2002. Partecipa ai 1000 m dello short track. In questa gara si rende protagonista di una delle maggiori sorprese nella storia di tale evento, nonché delle Olimpiadi.

Dopo aver vinto la sua batteria, ai quarti di finale giunge terzo dietro i favoriti Apolo Ohno e Marc Gagnon, ma la squalifica del secondo gli apre le porte della semifinale[5]. In semifinale l'australiano, dopo le cadute di Kim Dong-Sung, Mathieu Turcotte e Li Jiajun e la squalifica di Satoru Terao, vince e si qualifica per la finale A che assegna le medaglie[5]. Qui ritrova Jiajun, Turcotte, Ohno e Ahn Hyun-Soo. Fino all'ultimo giro, Bradbury si ritrova in netto ritardo rispetto ai quattro; all'ultima curva, però, Jiajun cade nel tentativo di sorpassare Ohno, il quale perde l'equilibrio e trascina con sé anche il canadese e il coreano[5]. Bradbury così conquista l'oro con il tempo di 1'29"109, il primo titolo olimpico invernale per un atleta dell'emisfero australe, davanti a Ohno e Turcotte.

Dirà Bradbury: «Non ero certamente il più veloce, ma non penso di aver vinto la medaglia col minuto e mezzo della gara. L'ho vinta dopo un decennio di calvario».[6] Raggiunta la medaglia d'oro, Bradbury decide di lasciare il mondo dell'agonismo, come del resto già annunciato prima delle Olimpiadi invernali.

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