Pecoranera, un ragazzo che ha scelto di vivere nella Natura (e con 200 € al mese)

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Ha solo vent'anni Devis, quando in lui scocca la scintilla: vivere altrimenti è possibile. All'inizio è solo un sentimento, un'aspirazione, che a poco a poco si trasforma in concreto progetto di vita. Inizia cosi la sua avventura: da un piccolo orto senza aver mai visto prima una pianta di pomodoro, coltivando patate e cereali per ritrovare un contatto più immediato con la natura e realizzare una prima, rudimentale forma di autosufficienza alimentare, accompagnata da uno stile di vita semplice ed ecosostenibile. Passa un po' di tempo e a chi prevede che presto si stancherà di tutto ciò risponde con un atto irrevocabile: a 23 anni si licenzia dall'impiego come tecnico informatico e si trasferisce in una casetta di legno per dedicarsi a tempo pieno a quella che battezza "vita frugale". Sono gli anni della crociata solitaria, caratterizzati da avventure e disavventure di ogni tipo, da episodi epici e tragicomici. Sono gli anni in cui nasce e matura un rapporto simbiotico con la natura e i suoi elementi. E proprio quando le forze sembrano esaurirsi e l'entusiasmo delle prime stagioni vacilla, in Devis matura la convinzione che non potrà proseguire oltre senza condividere con altri il suo cammino.

Pecoranera. Un ragazzo che ha scelto di vivere nella natura (Devis Bonanni)
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Apr 262012


Devo dirlo subito, per evitare equivoci: non si creda che la segnalazione di questa lettura significhi necessariamente un elogio, in generale, della vita nella natura o, più precisamente, dei progetti di auto-sufficienza alimentare che si vanno diffondendo assieme ai tanti ecovillaggi che se ne fanno promotori. Sarebbe troppo banale, troppo generico e, in fondo, troppo buonista. Ma sarebbe, soprattutto, ingeneroso nei confronti dell'Autore, e ciò per due ragioni.

La prima: quella di Bonanni non è una storia percorsa da un malinteso afflato new age. Si tratta della cronaca di un percorso, tanto precoce quanto difficile, di auto-formazione contadina e, contemporaneamente, di crescita personale e di indipendenza dai legami familiari, oltre che di graduale tirocinio alla condivisione della propria esperienza. Il giovane Devis, in altri termini, non ci parla di presunzioni cariche di verità naturalistiche da declamare o diffondere in modo soltanto astratto; ci parla, con grande sincerità, di una vocazione dura e di una tenacia che può conoscere anche momenti di crisi e di perplessità, ma che dimostra, per ciò solo, un'intrinseca nobiltà. È un racconto vero, che, anche quando strizza l'occhio a suggestioni forse troppo classiche (Thoreau, London, Fukuoka...), vuole soltanto rendersi testimone di sensazioni, emozioni e riflessioni radicate, e quindi universali, anche se legate soltanto al primo orto, alla serra finalmente costruita, alla prima polenta, alla Carnia, a quei torrenti e a quei boschi, al freddo pungente dell'inverno, alla passione per la bicicletta, agli errori che tutti, invariabilmente, facciamo, alla battaglia quitidiana tra sogni, aspirazioni e necessaria umiltà...

Il secondo motivo, poi, per esprimere tutta la soddisfazione che questo libro può dare è di carattere intrinsecamente letterario: ci troviamo di fronte ad un giovane, nuovo e vero scrittore. Ed è un evento, questo, che bisogna sempre onorare con il dovuto rispetto. Perché Pecoranera è ben scritto, e le sporadiche ingenuità che lo percorrono, lungi dal generare delusioni improvvise e potenzialmente fatali, comprovano ulteriormente la spontaneità di un talento. Rem tene, verba sequentur, ammoniva Catone; e Bonanni pare aver metabolizzato del tutto la lezione, dimostrandoci che sa -- verrebbe da dire, sulla sua pelle -- ciò di cui parla ed offrendoci, così, stile e linguaggio realmente adeguati alla materia e ai momenti in cui si articola tutto il suo complesso itinerario psicologico.

Queste osservazioni, però, non intendono rivolgere a Devis la stessa frase su cui si ferma a riflettere alla fine volume: "Sei troppo intelligente per coltivare la Terra". L'Autore, infatti, è così intelligente che la sua risposta sarebbe, ancora una volta, il semplice e disarmante invito che chiude il racconto (p. 199): "Dimenticatevi i massimi sistemi, le teorie che ci spiegano come dovrebbe andare il mondo, le prediche da fare e da subire. Non pensate a niente, se non a procurarvi pochi metri quadri di Terra, ovunque voi siate, che siano su un balcone o in mezzo ai rovi di una campagna dimenticata, da cui cominciare il vostro cambiamento. Se saranno pomodori o peperoni, mele o albicocche, fave o fagiolini, cavolfiori o biete, saranno loro, le piante, a condurvi per mano, a spiegarvi come si fa".

Il Progetto Pecoranera

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