Cosa vedere alla GNAM di Roma | 5 opere da non perdere alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna

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Clelia

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Roma è una città fantastica perché ci sono moltissimi musei e luoghi da visitare. Ma per gli amanti dell'arte del '900 come me, una tappa da non perdere è di sicuro la #GNAM. Arrivando infatti dai giardini di Villa Borghese si è catturati subito dalla scalinata con i leoni di Davide Rivalta. Si tratta di un'installazione nata in occasione del riallestimento della galleria nel 2016. Non si tratta di animali all'attacco ma in riposo. è come se avessero scelto la scalinata del museo come casa, sono rilassati al sole. Accompagnano così il visitatore nell’ingresso al museo insieme alla scritta "Time is out of joint", che è una dichiarazione dall'Amleto di Shakespeare e sottolinea dal 2016 la voglia di creare un nuovo corso nella storia dell'arte.

Le opere conservate all'interno sono per lo più legate alla storia dell'arte italiana del '900. La collezione infatti nasce in pieno Ottocento e quando Roma è diventata da poco capitale.

Dal 2016 con questo nuovo allestimento la scelta è stata quella di non seguire per forza un ordine cronologico. Scelta che si accompagna a quella di esporre meno opere ma di valorizzarle molto. Ci sono opere che raccontano alcuni dei più importanti movimenti dell'arte come il futurismo in Italia fino al secondo Novecento. La collezione è ricca quindi ho deciso di raccontarvi delle 5 opere che secondo me sono imperdibili alla Galleria Nazionale d'arte Moderna.

La prima è Antigrazioso di Boccioni del 1912. Famoso per essere stato uno dei più importanti artisti del futurismo italiano Boccioni prima di affrontare la prima guerra mondiale ha viaggiato moltissimo dalla Calabria fino a Roma, Parigi, Milano e Venezia. Ha così sviluppato tante amicizie ma soprattutto una visione tutta sua del movimento, del bello nell'arte e della scultura.

Esposto a due passi dalla scultura di Boccioni, c'è un altro pezzo imperdibile del #museo: Lo Scolabottiglie di Marcel Duchamp del 1914. Essendo un ready-made dell'artista più chiacchierato del '900 la scultura è esattamente quello che sembra: uno scolabottiglie.
Lo scopo dell'opera è quello di presentare un oggetto della vita di tutti i giorni e sfidare il concetto tradizionale d'arte e estetica. I suoi lavori sono considerati una delle più forti provocazioni di tutta la storia dell'arte. E proprio per questo l'hanno rivoluzionata significativamente dando spazio già nel 1910 al concettuale e liberando l'artista dalla figura esclusiva di maestro solo dalle grandi abilità tecniche.

Per la prossima opera bisogna fare un salto avanti nel tempo di quasi 40 anni. Il grande sacco del 1952 è un lavoro particolare perché si tratta di uno dei primi realizzati in quegli anni. Burri era ritornato da qualche anno dalla sua prigionia in America in un campo di reclusione in Texas. E i sacchi, come altre sue opere, sono caratterizzati dal lavoro sulla materia prima.

E alla Galleria Nazionale d'arte moderna di Roma non potevano mancare le opere di uno degli artisti romani più significativi per la pittura del '900: Giuseppe Capogrossi.

Superficie 290 del 1958 è caratterizzata da uno dei segni distintivi di Capogrossi: il segno nero su fondo bianco che in altre opere cambia colore ma che è diventato con il tempo il suo marchio. Capogrossi era diventato famoso come esponente della Scuola romana prima della Seconda Guerra Mondiale, ma quasi subito dopo le sue opere si sono trasformate diventando astratte e caratterizzate da questi simboli sulla tela.

E infine un'ultima opera imperdibile secondo me è Z-44 del 1960 di Jannis Kounellis, uno dei principali protagonisti dell'#artepovera di Germano Celant. Rientra in pieno in quelle che saranno le caratteristiche dell'arte povera qualche anno dopo: la scelta dei materiali, la apparente semplicità della realizzazione e la forza del concetto nell'opera.

Vale sempre la pena ritornare alla Galleria Nazionale perché vengono organizzate interessanti mostre temporanee legate ad artisti del '900 o contemporanei. Quando sono andata l'ultima volta era in corso la mostra Monumentum con opere di Robert Morris.
Morris è stato uno dei fondatori del minimalismo americano in arte negli anni '60. Ma non ha realizzato solo opere minimal e l'intento della mostra era proprio dimostrarlo. Per me è stato uno spunto interessante per scoprire nuovi lavori di un artista che in passato associavo soltanto al minimalismo e alla geometria.

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