Le marine di Courbet in 3 minuti

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A metà degli anni ‘60 dell’Ottocento, Courbet viaggiò in Normandia attratto dall’idea di dipingere sulla costa. La folgorazione fu immediata. Il pittore realizza diverse opere che definisce semplicemente “paesaggi marini” e che esporrà nel corso di due successive mostre a Parigi, nel 1865 e 1867, che contribuirono a confermare il suo successo.

Courbet forte della propria esperienza paesaggistica sviluppata soprattutto in ambito montano al confine tra Francia e Svizzera (memorabili a mio parere i dipinti con la neve), viene travolto dall’impatto col mare, con le spiagge e le rocce.

Di fronte al mare, l’artista viene come rapito e si avvia a percorrere una strada nuova, una sorta di declinazione romantica del suo realismo. Courbet sembra essere arrivato al dunque della propria ricerca e grazie ai grandi mezzi espressivi e tecnici che possedeva, si avventura in territori inesplorati.

Il pittore in diverse di queste opere utilizza infatti una tecnica particolare; da una parte fa uso della spatola che permette di stendere in modo denso e grezzo il colore, dall'altra opera con l'aggiunta di sabbia che rende più materici e consistenti i pigmenti.

Nelle marine di Courbet di norma non viene definito con precisione un luogo, una stagione, un momento del giorno. Non c’è presenza umana. Il paesaggio diventa puro confronto tra il pittore e la natura in un dialogo atemporale dove sentiamo un’unica urgenza: fissare il colore sulla tela.

La vastità del mare diventa dunque una percezione interiore, una risonanza con la natura, un senso di libertà sconfinato che permette a Courbet di toccare l’essenza della vita.

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Credits:
"Canon in D Major" Kevin MacLeod (incompetech.com)
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