Fortezze vuote di Gianni Serra

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Fortezze Vuote
Umbria: una risposta politica alla follia

Prodotto dall'Unitelefilm con la collaborazione della regione dell'Umbria e della provincia di Perugia

Collaborazione di Gioia Benelli e Tomaso Sherman

1975 - Ore 1,39

Presentato alle giornate del cinema di Venezia e in tutti i festival e rassegne cinematografiche nazionali e internazionali

TRAMA

Fortezze vuote appare montato su due livelli di narrazione. Il primo ha per oggetto la ristrutturazione dei servizi psichiatrici attraverso le testimonianze di chi era direttamente interessato a questi cambiamenti. Il secondo ha per oggetto la genesi del film stesso con la scelta e la discussione dei suoi contenuti. L'assemblea cittadina e le riunioni presso i CIM (Centri di Igiene Mentale), che fanno da collante di tutto il film, esprimono questa narrazione dentro la narrazione.

Fortezze vuote, secondo le linee guida emerse dall'assemblea, rispetta un discorso, un filo logico, sul quale si innestano tante storie. Quella di Marta che non vuole più andar via dal manicomio, quella di una dolce e giovane donna che va a spasso perché non ha un lavoro e prende “solo” due pillole, per distendersi, e che era entrata in manicomio in seguito a un esaurimento nervoso. Poi c'è la storia di Zeffirino che piange e che si scopre vivere isolato con la famiglia in una cascina senza nessuno con cui parlare. C'è Giovanni, triste e di poche parole, che pare fosse stato rinchiuso in un castello prima di andare in manicomio per problemi politici o per via di una donna o per via di certe stranezze che nessuno racconta, men che meno il prete. E poi c'è Marco che scrive musica e che non sa come farsi aiutare.

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