🙏 San Bonaventura da Bagnoregio Vescovo e dottore della Chiesa (Cenacolo)

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15 luglio - San Bonaventura da Bagnoregio Vescovo e dottore della Chiesa
👉 Giovanni Fidanza nacque a Bagnoregio (Viterbo) nel 1218. Bambino fu guarito da san Francesco, che avrebbe esclamato: «Oh bona ventura». Gli rimase per nome ed egli fu davvero una «buona ventura» per la Chiesa. Studiò a Parigi e durante il suo soggiorno in Francia, entrò nell'Ordine dei Frati Minori. Insegnò teologia all'università di Parigi e formò intorno a sé una reputatissima scuola. Nel 1257 venne eletto generale dell'Ordine francescano, carica che mantenne per diciassette anni con impegno al punto da essere definito secondo fondatore dell'Ordine. Scrisse numerose opere di carattere teologico e mistico ed importante fu la «Legenda maior», biografia ufficiale di San Francesco, a cui si ispirò Giotto per il ciclo delle Storie di San Francesco. Fu nominato vescovo di Albano e cardinale. Partecipò al II Concilio di Lione che, grazie anche al suo contributo, segnò un riavvicinamento fra Chiesa latina e Chiesa greca.
È scoppiata però nel frattempo una terribile lotta intestina tra i maestri secolari e i maestri appartenenti agli ordini mendicanti, che per un certo periodo non sono riconosciuti dalle università. La disputa ha origini nell’Alto Medioevo, quando nel XII secolo la Chiesa aveva inizialmente condannato come eretici i movimenti religiosi pauperistici, fino a quando Papa Innocenzo III li incluse all’interno del corpo ecclesiale alle dirette dipendenze del Papato. La tensione torna alta nel 1254 con la pubblicazione di un’opera che profetizza l’avvento di una nuova Chiesa fondata solo ed esclusivamente sulla povertà e che avrebbe dovuto concretizzarsi entro il 1260.
Intanto nel 1257 fra’ Bonaventura diventa Ministro generale dei Frati Minori e questo nuovo incarico lo costringe a lasciare l’insegnamento e a compiere viaggi in tutta Europa. Nel 1260 scrive una nuova biografia di San Francesco, la Legenda Maior, che rimpiazza tutte le biografie esistenti e si pone l’obiettivo di rinsaldare l’unità dell’Ordine – che conta ormai 30mila frati – minacciata sia dalla corrente spirituale, sia dalle tendenze mondane. A quest’opera s’ispirerà Giotto per dipingere il ciclo delle Storie di San Francesco. Nel 1271 torna a Viterbo e offre il suo contributo per la risoluzione del famoso conclave, il più lungo della storia, che alla fine eleggerà un suo amico: Gregorio X. Proprio questo Papa due anni dopo lo consacra vescovo di Albano e cardinale, affidandogli il compito di organizzare a Lione un Concilio per l’unità tra la Chiesa latina e quella greca. Proprio durante questo concilio, dopo aver tenuto due interventi, Bonaventura muore nel 1274.
Il futuro papa Innocenzo V celebrò le esequie del Cardinale Bonaventura, e venne inumato nella chiesa francescana di Lione. Nel 1434 la salma venne traslata in una nuova chiesa, dedicata a San Francesco d’Assisi; la tomba venne aperta e la sua testa venne trovata in perfetto stato di conservazione: questo fatto ne facilitò la canonizzazione, che avvenne ad opera del papa francescano Sisto IV, il 14 aprile 1482; mentre il 14 maggio 1588 venne insignito del titolo di dottore della Chiesa, da papa Sisto V. Il 14 marzo 1490, a seguito della ricognizione del corpo del santo a Lione, venne estratto il braccio destro, per donarlo alla sua città d’origine Bagnoregio, e nel 1491, fu collocata nella concattedrale di San Nicola. Oggi, pertanto, il santo braccio di san Bonaventura è l’unica reliquia al mondo, dopo la profanazione del suo sepolcro e la dispersione dei suoi resti eseguita dagli Ugonotti nel 1562.
👉 Grandezza di Maria in san Bonaventura
Bonaventura appare come rapito dalla sublime grandezza di Maria, che nessuna lingua al mondo potrebbe esprimere. È una grandezza che la pone al di sopra di tutte le creature e la rende degna di essere onorata dagli uomini, dagli angeli e dai santi. Egli ne parla con ammirazione facendo ricorso a suggestive metafore: Maria è la terra germinante, la radice pullulante, la fonte che zampilla, la luna piena, la stella del mare, l’aurora che sorge e il sole sfolgorante. Quest’ultima metafora è solitamente attribuita a Gesù Cristo, “sole di giustizia” ma, essendo la Madre intimamente unita al Figlio, può essere riferita anche a lei; e così Maria è la donna eccelsa che si alza sul mondo come il sole e del sole possiede le proprietà più belle: «la luminosità nel sorgere, la rapidità nel decorso, la sublimità o preminenza incomparabile rispetto alle altre creature e l’efficacia della sua azione».

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