Hipólito Lázaro sull'impostazione e sullo studio del suono vocalico (A-E-I-O-U) nel canto lirico

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Impostazione e studio del suono vocalico nel canto lirico, secondo il consiglio del celebre tenore Lázaro:

"(...) emetti una nota a tuo piacimento, che può essere un 'la' nel secondo spazio del pentagramma (...) Farai queste note molto lunghe, con una vocale intermedia tra la 'O' e la 'U', vale a dire una 'O' scura.
Ti renderai conto che, la medesima 'O', posta al 'labbro superiore', acquista il colore da me indicato, se il fiato è ben diretto all' 'arco armonico'.
Non vocalizzare con altre vocali.
La 'A' è aperta per sua natura e non consente di posizionare la voce al 'ponte', ossia all' 'arco armonico', ed è il motivo per cui la voce, dopo quattro o cinque anni di professione, comincia a ballare e si rovina ― come comunemente si dice in gergo teatrale ―. Allorchè capitasse un tal incidente, logicamente, la carriera può dirsi finita per colpa dello studio fatto su tale vocale.
La 'E' stringe la laringe e la voce assume una caratteristica di suono simile a quella del belato delle pecore ― beee ―; gli italiani la chiamano 'voce pecorina'. Non è adatta per vocalizzare.
Quanto alla 'I' bisogna toccarla meno delle altre, perché il suo suono è stridulo e di conseguenza chiude la laringe più di quanto avvenga con la 'E'.
La 'U', come se non esistesse nell'alfabeto. Suona come una sirena d'una locomotiva.

(...) Racconterò ora quel che m'accadde a Milano, quando lì mi trovai per studiare (...)
Ebbene: il mio agente rappresentante a quel tempo ― uno dei migliori d'Italia ― mi mandò a studiare l'opera 'Bohème' di Puccini con un famoso maestro di canto, di cui preferisco non ricordare il nome. Costui mi faceva vocalizzare con consonanti e aprire molto i suoni, dicendomi che la voce doveva aprirsi man mano che le note salivano verso l'acuto, come un ombrello. Un giorno non riuscii a cantare il 'do' del racconto della 'Bohème'. Io, che facevo il 'fa sopracuto' prima di recarmi da quel...signore! Mi arrabbiai tanto che gli diedi uno spintone, presi il mio spartito e dissi:
―'Ci rivedrem alla stagion dei fior!', e me ne uscìi di corsa scendendo giù dalle scale come una scheggia. Il maestro in questione uscì e mi rispose 'Sali su, folle!'. Ovviamente non risalìi; ho avuto sempre la fortuna d'intuire ciò che mi avrebbe potuto danneggiare."

(Hipólito Lázaro - "Mi método de canto", 1947 - trad. it. a cura di Mattia Peli)

Lettura del M° Mattia Peli - giugno 2024

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