Enrico Facco - Esperienza di premorte tra scienza e pregiudizio

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SECONDO INCONTRO DELLA QUARTA EDIZIONE DEL CICLO DI SEMINARI "PROGETTO ARCHETYPON"
svoltosi il 20 novembre 2023

Le esperienze ai confini della vita sono un argomento di crescente interesse dotato di profonde implicazioni epistemologiche. Esse possono essere divise in due grandi categorie, le esperienze di premorte (o Near Death Experiences, NDE) e le esperienze sul letto di morte: le prime si verificano in condizioni critiche (quali ad esempio incidenti, gravi politraumi con perdita di coscienza o arresto cardiaco), mentre le seconde avvengono nei pazienti in condizioni terminali a seguito di malattie croniche.
Il complesso di queste esperienze, simili ma con caratteristiche in parte diverse, sono un fatto clinico certo con una chiara fenomenologia ed epidemiologia, che ripropone con grande concretezza il problema fondamentale della condizione umana, ovvero quello del significato della vita e della morte e della possibilità di una dimensione ultraterrena della vita. Sul piano scientifico le NDE sfidano inoltre le conoscenze acquisite in neurofisiologia, suggerendo la possibilità di persistenza della coscienza in condizioni di anossia cerebrale, e ripropongono l’enigma non risolto della relazione mente-cervello.
Gli elementi essenziali delle NDE sono la netta percezione di essere in una dimensione diversa da quella ordinaria, di avere abbandonato il corpo fisico, di avere oltrepassato la dimensione spazio-temporale ordinaria; tra gli altri elementi sono da menzionare la visione di un tunnel, l’entrata in una dimensione trascendente, l’incontro con persone defunte, la comunicazione con entità superiori spesso indefinite, una profonda serenità, una rapida revisione della propria vita e il senso di un limite che non deve ancora essere superato, fatto seguito dal rientro nel proprio corpo.
L’aspetto trascendente di queste esperienze è incomprensibile per la posizione scientifica dominante di matrice meccanicista-riduzionista, fatto che ha portato a considerarle a priori come un fenomeno di natura allucinatoria, mera espressione di un disordine cerebrale organico. Le attuali conoscenze scientifiche hanno in ogni caso consentito di formulare alcune ipotesi nel tentativo di spiegare alcuni parziali elementi delle NDE, ma non ne hanno tuttavia dimostrato alcun meccanismo fisico, mentre il loro significato e il positivo impatto trasformativo nella vita di chi le subisce non si presta affatto a considerarle come un mero epifenomeno di un disordine cerebrale senza alcun valore.
Esiste un trait d’union tra NDE e le altre espressioni non ordinarie della mente, quali esperienze mistiche, spiritualità, profezie, ispirazioni e visioni artistiche, ritualità sciamanica, elementi enteogeni ed empatogeni delle esperienze da allucinogeni. Gli elementi comuni di queste manifestazioni di natura così diversa rendono necessario riconsiderare dalle fondamenta le facoltà della mente ad esse connesse in una prospettiva più ampia rispetto a quella meccanicista-riduzionista, ossia un approccio neurofenomenologico, transdisciplinare e transculturale.

Relatore: Enrico Facco
Introduce: Alvaro Barbieri

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Ciclo di seminari organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Studi linguistici e letterari dell'Università degli Studi di Padova

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