50 anni di gemellaggio tra Bologna e Iringa: il giubileo della missione

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12PORTE - 5 settembre 2024: 1974, cinquant’anni: gli anni pieni di fervore e speranza dell’immediato post-concilio, quando anche la diocesi bolognese si sentì chiamata a servire il Vangelo oltre i suoi stessi confini. Il Cardinale Antonio Poma a cui toccò il compito di introdurre le riforme conciliari nella diocesi, inviò in Tanzania il vescovo ausiliare mons. Marco Cè con la superiora delle Minime dell’Addolorata, Madre Vincenza. Venne scelto il Tanzania perché in quel momento mostrava la stabilità politica e sociale sufficiente per iniziare un rapporto che potesse avere un seguito. E fu una scelta feconda perché nacque un gemellaggio che dura nel tempo.
Don Giovanni Cattani e don Guido Gnudi, insieme a suor Lidia e suor Gemma, furono i primi di una serie di sacerdoti e di figlie di Santa Clelia Berbieri, a cui poi si unirono Fratelli e Sorelle della Visitazione, ma anche laici che stabilmente o per periodi di tempo diedero forma al servizio missionario nel territorio montagnoso di Usokami, diocesi di Iringa. A Bologna si sviluppò il Centro Missionario che assicurava il sostegno necessario ai missionari e favoriva lo scambio e la condivisione ecclesiale.
2024, cinquant’anni dopo si festeggia uno speciale Giubileo. E con infinita sorpresa la Chiesa bolognese scopre non tanto di avere dato, quanto piuttosto di avere ricevuto, in una testimonianza di fede generosa e audace, una cristianità giovanissima e feconda. Il Vicario Mons. Stefano Ottani, a nome del Cardinale Zuppi e della diocesi petroniana partecipa alla festa giubilare toccando con mano la fecondità dei doni di Dio. La Parrocchia di Usokami è divenuta madre di una nuova parrocchia a Mapanda, con i suoi otto villaggi. La diocesi di Iringa - guidata dal saggio Vescovo Tarcisius Ngalakekumtwa - è divenuta madre della nuova diocesi di Mafinga e il suo giovane Vescovo Vincent Mwagala si è formato in Sicilia ed è stato il primo parroco locale di Usokami.
Il primo ad arrivare è il Vescovo Tarcisius: questa celebrazione segna per certi aspetti anche il passaggio della responsabilità pastorale alla diocesi di Mafinga ed è grande la sua gioia nel vedere come procedono i lavori della nuova chiesa di san Giovanni Battista: lo spazio è già coperto, ma non viene utilizzato liturgicamente fino alla sua consacrazione. L’Africa conosce l’arte di aspettare e sa che solo la fame da valore ai beni che si ricevono in dono.
Il nuovo Pastore mons. Vincent vede le cose in prospettiva: forse Bologna non sarà in grado di garantire il tipo di presenza dei decenni passati, forse le parti potrebbero anche invertirsi.

In Africa la festa è una cosa seria, richiede lavoro, tempo e forme opportune, perché nasce da una gratitudine non formale. Tanti sono gli ospiti alla celebrazione, numerosi sacerdoti delle diocesi di Iringa e di Mafinga. Presiede mons. Tarcisius e tiene l’omelia mons. Vincent.
In questo angolo di mondo, tanta gente ha seminato del bene che è fiorito in mille modi: l’evangelizzazione, anzitutto, la costituzione di comunità guidate da catechisti con una forte consapevolezza della corresponsabilità ecclesiale dei laici. Poi il servizio e la testimonianza delle religiose di Santa Clelia, soprattutto nell’ambito della catechesi e della famiglia: negli anni ’80 accolgono le prime sorelle originarie del Tanzania. Raccogliamo la voce di Suor Mariana: è originaria di Mapanda e svolge il suo servizio nella scuola materna delle Budrie. Un provvidenziale periodo di vacanza la porta qui nei giorni della festa.
SR MARIANA
Tra i doni bolognesi, c’è il servizio così tipico delle Famiglie della Visitazione che si dedicano allo studio approfondito dello Swahili e offrono a mezza Africa la traduzione della Bibbia e dei testi liturgici necessari. E poi tanta cooperazione sociale, formazione, educazione, sanità che rendono i figli di questa terra sempre più protagonisti del loro presente e del loro futuro.


Una cresima e dieci matrimoni vengono benedetti davanti all’altare del Signore: dieci coppie che hanno maturato con storie e cammini diversi il desiderio di accogliere la grazia divina sulla loro storia d’amore.
Al termine vengono compiuti due gesti significativi: il vescovo di Iringa prende il cero pasquale, simbolo della fede nella risurrezione di Cristo e lo consegna come un testimone al Vescovo di Mafinga. Il Vescovo a sua volta lo consegna a don Davide Zangarini che con don Marco Dalla Casa ha la responsabilità pastorale della parrocchia. Don Davide poi lo consegna ai catechisti, perché la missione è responsabilità di tutti i membri della comunità.
Mons. Stefano Ottani lascia in dono tre icone della Madonna di San Luca, ai due vescovi e alla Parrocchia. Quando don Davide solleva l’immagine tanto cara ai bolognesi, scendono gocce di pioggia come una benedizione del cielo. La Vergine Maria, visitatrice fedele, onore e difesa della Chiesa bolognese, ha preso sotto la sua protezione questa terra e le sue infinite speranze.

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