Mafia: BORIS GIULIANO Traffico di droga, caso Sindona e omicidio De Mauro dietro la morte

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Mafia: BORIS GIULIANO Traffico di droga, caso Sindona e omicidio De Mauro dietro la morte.

Racconto di FEDERICO BETTUZZI

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Giorgio Boris Giuliano (Piazza Armerina, 22 ottobre 1930 – Palermo, 21 luglio 1979) è stato un poliziotto italiano, funzionario e investigatore della Polizia di Stato, capo della Squadra mobile di Palermo, assassinato da Cosa Nostra.

Diresse le indagini con metodi innovativi e determinazione, facendo parte di una cerchia di funzionari dello Stato che, a partire dalla fine degli anni settanta, incominciò una dura lotta contro Cosa Nostra. Durante gli anni sessanta, molti processi fallirono per mancanza di prove.

Fu ucciso da Leoluca Bagarella, che gli sparò sette colpi di pistola alle spalle.

Brillante e determinato investigatore, Giuliano fu nominato capo della Squadra Mobile di Palermo al posto di Bruno Contrada, suo amico fraterno poi accusato di collusione con la mafia. Delle molte vicende delle quali si è occupato, quella intorno alla quale si imperniano tutti gli interrogativi sui motivi della sua uccisione è certamente la misteriosa scomparsa del giornalista Mauro De Mauro.
Mentre i Carabinieri si indirizzavano su piste legate al traffico di droga, sul quale De Mauro poteva effettivamente aver avuto, ma soprattutto cercato informazioni, Giuliano, insieme con i magistrati, approfondì la pista dell'attentato a Mattei e finì con l'indagare l'ambiguo avvocato Vito Guarrasi, che aveva preso parte con un ruolo mai chiarito anche all'armistizio di Cassibile. Guarrasi, che in vita sua fu indiziato di molte cose, ma mai nulla più che indiziato, pur non volendolo, diede a Giuliano ulteriori spunti che l'accorto investigatore avrebbe approfondito in seguito per altre indagini.
Nello stesso periodo, Giuliano stava anche indagando su alcuni assegni trovati nelle tasche del cadavere di Giuseppe Di Cristina, capomafia di Riesi ucciso nel 1978; gli assegni avevano portato a un libretto al portatore della Cassa di risparmio con 300 milioni di lire intestati a un nome di fantasia, che era stato usato dal banchiere Michele Sindona. Per approfondire queste indagini, Giuliano si era incontrato con l'avvocato Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore delle banche di Sindona che venne ucciso pochi giorni dopo il loro incontro.

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