Ipertiroidismo: Cause (Tiroiditi Virali, Noduli Iperattivi, Malatie Autoimmuni...) e Terapie

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La tiroide, ghiandola endocrina per eccellenza può, soprattutto nelle donne, andare incontro ad un malfunzionamento, in conseguenza del quale si può avere una tiroide che funziona poco e in questo caso si parla di ipotiroidismo o funziona troppo e allora si ha un quadro di ipertiroidismo. Le cause di una iperproduzione di ormoni tiroidei possono essere varie ma mentre in alcune forme autoimmuni, come ad esempio la Malattia di Graves-Basedow i sintomi sono manifesti e ad insorgenza improvvisa - tachicardia, tremori, perdita di peso… - in altre forme dovute ai cosiddetti noduli autonomi caldi iperfunzionanti (cioè quei noduli tiroidei che nel tempo producono autonomamente ormoni tiroidei soprattutto in persone anziane ) i sintomi possono essere molto sfumati e i danni accumularsi nel tempo, come ad esempio un aumento dell’osteoporosi nelle donne in post menopausa o la fibrillazione atriale. Parliamo di tutto questo con il Prof. Alfredo Pontecorvi, Direttore dell’Unità di Endocrinologia al Policlinico Agostino Gemelli di Roma che ci parla di tutti i fattori che possono scatenare un ipertiroidismo che sono appunto patologie come la Malattia di Graves-Basedow (spesso scatenata da uno stress acuto come la perdita di un familiare o una separazione verificatosi nei mesi precedenti), i noduli caldi, ma anche tiroiditi virali acute che nella prima fase di malattia portano ad una superproduzione di ormoni tiroidei, oppure terapie non ben dosate successive ad una tiroidectomia o preparazioni galeniche per perdere peso che vengono assunte in modo sconsiderato con grossi rischi di sviluppare un ipertiroidismo ed infine condizioni di iper e ipotiroidismo legate al parto, che spesso possono anche sfociare nella classica depressione post partum. Con il Professor Pontecorvi parliamo di come si arriva ad una diagnosi corretta, di quali analisi di laboratorio sono necessarie per valutare la funzionalità tiroidea e di quali indagini strumentali - ecografia e scintigrafia in primis - per analizzare nel dettaglio la condizione del paziente e decidere il tipo di terapia, che fondamentalmente può avere tre approcci: il primo farmacologico con la somministrazione di farmaci che bloccano la sintesi degli ormoni tiroidei, la seconda è la soluzione chirurgica specialmente nel caso che i noduli caldi siano numerosi e non vi sia risposta alla terapia medica e il terzo il bombardamento della tiroide con una terapia radiometabolica con iodio 131, tecnica ambulatoriale che solitamente ha un ottimo risultato. Naturalmente in caso di tecnica chirurgica o con lo iodio radioattivo si deve poi seguire una terapia sostitutiva per riequilibrare l’apporto di ormoni tiroidei. Un altro capitolo importante che affrontiamo con il Professore è dell’integrazione alimentare di iodio che potrebbe - come già avvenuto in alcuni paesi europei più virtuosi dell’Italia - abbattere completamente la presenza di gozzo e quindi di noduli tiroidei e che si può ottenere utilizzando sempre ed esclusivamente sale iodato. E a fianco dello iodio ultimamente si è visto che un altro elemento fondamentale per il corretto funzionamento della tiroide è il selenio, quindi si deve cercare di farlo diventare una costane nella nostra alimentazione. E per ultimo con il Professore parliamo di un interessantissimo studio condotto dai ricercatori del Policlinico Gemelli sulla grafia del pazienti affetti da ipertiroidismo e di come cambi drasticamente nelle fasi acute della malattia per poi tornare, una volta guariti, a quella originale, tanto che può ormai essere considerato un elemento diagnostico a tutti gli effetti.

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