Renzo Arbore e L'Orchestra Italiana Simmo 'e Napule paisà Munasterio e Santa Chiara Radio City Music

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Simmo 'e Napule paisà

Il testo della canzone, di Peppino Fiorelli, racconta di una coppia di sposi che, indossando il vestito buono, va a fare un giro in carrozzella, per rivedere la città di Napoli che, pur liberata, porta ancora i segni profondi della guerra. Criticata da alcuni come un qualunquistico invito all'oblio (scurdammoce 'o passato) e tacciata di superficialità (basta che ce sta ‘o sole), la canzone riprende il detto popolare chi ha avuto…chi ha dato… raccontando e della voglia di rinascita e di lasciare gli eventi della guerra alle spalle. Un chiaro riferimento alla presenza degli Alleati in città è l'utilizzo del termine paisà, appellativo utilizzato dagli angloamericani, molti dei quali di origine italiana, per riferirsi ai napoletani.

Munasterio 'e Santa Chiara

Considerata una pietra miliare del nuovo corso del canto partenopeo del dopoguerra, fu lanciata nel 1945 da Giacomo Rondinella nella rivista teatrale Imputati, alziamoci! di Michele Galdieri, fu poi presentata nello stesso anno dalle edizioni musicali La Canzonetta alla Festa di Piedigrotta interpretata da Luciano Tajoli con l'aggiunta della seconda strofa.
Riscosse subito un notevole successo al punto da essere re-incisa negli anni successivi da interpreti molto noti come Ebe De Paulis (prima edizione radiofonica e prima interprete femminile) e Carlo Buti nel 1946, Roberto Murolo nel 1948 e lo stesso Rondinella nel 1949.

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