I partigiani avrebbero dovuto fermare i tedeschi, far correre i «repubblichini», e vivere d'aria

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Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.

Langhe: Testimonianze di vita contadina

Carlo Altare, nato a Bonvicino, classe 1921, contadino

Che cosa pensano i partigiani?
Il novanta per cento dei contadini erano e sono critici nei confronti dei partigiani.
C’era e c’è ancora una mentalità marcia, dovuta all’ignoranza e all’egoismo.
La critica ai partigiani parte sempre da lì.
I partigiani avrebbero dovuto fermare i tedeschi, far correre i repubblichini, e vivere d’aria: farsi ammazzare tutti e basta.
Ci saranno anche stati degli elementi partigiani sbagliati, bisogna ammetterlo, specialmente i primi erano senza comando e approfittavano della situazione facendo del male.

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