Filippo Pennacchio: Honorè de Balzac, Eugènie Grandet 1833): OPERE MONDO

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2° incontro del ciclo OPERE MONDO
a cura di Paolo Giovannetti e Filippo Pennacchio
La sesta serie di incontri dedicata alle Opere mondo torna a scommettere sulla classicità del moderno e quindi del modernismo, ma secondo linee di sviluppo non coincidenti, che culminano in una problematizzazione (persino politica) del presente.
Cominciare con il settecentesco Tristram Shandy di Laurence Sterne significa additare la centralità dell'umorismo letterario e delle scritture divaganti e stravaganti; ma poi il passaggio al Balzac di Eugènie Grandet, negli anni Trenta dell'Ottocento, comporta una brusca conversione al grande realismo - senza ulteriori aggettivi - capace di tenere insieme destini individuali e storia pubblica. L'approdo al Novecento prevede il confronto diretto con uno dei capolavori del modernismo italiano, la studiatissima (ma quanto davvero letta e compresa?) Coscienza di Zeno di Italo Svevo (1923), e l'analisi della ponderosa Trilogia di John Dos Passos, coraggiosa epica del capitalismo USA in trasformazione. Circa quarant'anni dopo, nel 1979, il viceversa esile Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino ci ricorda la fine della stagione modernista e le tante interessanti (e appassionanti) questioni che le si sono accompagnate; mentre (altri quattro decenni sono intanto trascorsi) il recentissimo romanzo di risonanza global, Archivio dei bambini perduti della messicana Valeria Luiselli, enfatizza la perdurante capacità costruttiva e conoscitiva della forma romanzo.

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