Brasile-Uruguay 1 a 2 del Mondiale 1950: LA PARTITA DEL PIANTO

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E' il 16 luglio 1950. Allo Stadio 'Maracanà' si gioca la finale del 4° Mondiale di calcio tra i padroni di casa del Brasile e l'Uruguay.
Forti più di certezze che di speranze, i brasiliani si apprestarono all'evento con grande giubilo. Per le vie del paese si incontravano ovunque caroselli di tifosi festanti e il mattino del 16 per le strade di Rio de Janeiro fu pure improvvisato un carnevale.
In tutto il Brasile, furono vendute oltre 500.000 magliette con la scritta "Brasil campeão 1950" (Brasile campione 1950).
La stampa brasiliana uscì con titoli celebrativi già il giorno della partita. Sulla prima pagina dell'edizione del 16 luglio del popolare quotidiano carioca Diário do Rio si leggeva "O Brasil vencerá" (Il Brasile vincerà) e "A Copa será nossa" (La Coppa sarà nostra). 'O Mundo' pubblicò in prima pagina la foto della squadra brasiliana sovrastata dal titolo "Estes são os campeões do mundo" (Questi sono i campioni del mondo).
Lo stadio era esaurito in ogni ordine di posti. Gli spettatori paganti risultarono ufficialmente 173.850, quelli presenti 199.854, un record ancora imbattuto. Appena un centinaio i tifosi uruguaiani presenti.
Il Brasile passò in vantaggio al 2° minuto della ripresa con col centrocampista Friaça. Ma l'Uruguay, prima con Schiaffino e poi con Ghiggia, ribaltò il risultato.
Quando l'arbitro Reader fischiò la fine, il clima era surreale. Sugli spalti, decine di persone vennero colte da infarto: si sono registrati almeno dieci morti all'interno dello stadio e due spettatori suicidatisi gettandosi dagli spalti.
L'inatteso esito della gara fece saltare i piani della sontuosa premiazione programmata da tempo. La Federcalcio brasiliana aveva fatto stampare migliaia di cartoline commemorative e coniare 22 medaglie d'oro che le massime autorità politiche brasiliane avrebbero dovuto consegnare ai calciatori.
Era prevista la formazione di un'imponente guardia d'onore, composta da due file di guardie, dall'uscita del tunnel al centro del terreno di gioco, attraverso la quale sarebbero dovuti passare i rappresentanti del governo carioca e il presidente della FIFA, Jules Rimet. Quest'ultimo avrebbe dovuto consegnare la coppa nelle mani del capitano della nazionale vincitrice. Lo stesso Rimet aveva scritto, durante la partita, un discorso in lingua portoghese per omaggiare la nazionale di casa.
Al termine della partita, invece, le autorità brasiliane abbandonarono lo stadio, lasciando il solo Rimet a premiare gli uruguaiani. La guardia d'onore non si formò (le guardie erano tutte in lacrime) e il presidente della FIFA si ritrovò in mezzo alla confusione con la coppa in mano: scorto il capitano dell'Uruguay, Varela, Rimet si limitò a consegnargli la coppa e a stringergli la mano, ma non riuscì a dirgli neppure una parola di congratulazioni.
Neppure l'inno nazionale uruguaiano fu suonato, com'era in programma, anche perché la banda non era stata neppure fornita della partitura, ritenuta inutile

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