𝐈𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐏𝐢𝐩𝐩𝐨 𝐅𝐫𝐚𝐧𝐜𝐨 𝐬𝐮 𝐏𝐢𝐧𝐨 𝐑𝐮𝐜𝐡𝐞𝐫
“La mia nascita da un punto di vista artistico riguarda proprio la chitarra, o meglio, prima faccio il pittore perché studio al Liceo Artistico e poi, contestualmente, faccio il chitarrista. Suono in un gruppo orchestrale che si chiama, appunto, I Pinguini, suoniamo nei locali notturni di allora e da un gruppo insomma, come dire, molto efficiente. I Pinguini è composto da tutti i giovani più o meno ventenni, i quali, poi, vengono scritturati per fare, per partecipare a un film e fare l’orchestra, in questo caso di Mina. Il film è “Appuntamento a Ischia” di Mario Mattoli, è un film con Mina e Modugno, film nel quale debuttano Franchi e Ingrassia e sia Mina che Modugno, che fanno parte appunto della storia del film, ricchissimo di canzoni, hanno un complesso musicale e del complesso di Modugno mi ricordo che faceva parte Califano, che mi pare suonasse il basso allora, e del complesso di Mina facciamo parte noi. Noi siamo I Pinguini, veri musicisti, io sono un vero chitarrista, però la musica non è nostra e il vero chitarrista, diciamo, di quel complesso che ha suonato la chitarra, che io imitavo abbastanza bene, se non addirittura perfettamente, è appunto un altro grande chitarrista del quale adesso parleremo.
Il chitarrista che io ho doppiato con la chitarra facendo il chitarrista, guarda la vita come è spiritosa, si chiama Pino Rucher. Una persona che ho conosciuto nella vita, con il quale ho avuto un ottimo rapporto. Pino Rucher è presente nel film, appunto, “Appuntamento a Ischia”, nella scena dello striptease, la cui musica è stata scritta, appunto, da Gianni Ferrio e soprattutto è il chitarrista di quel pezzo meraviglioso che si chiamava e si chiama “Una zebra a pois”, che era nel film molto presente, dove noi ci muoviamo anche, appunto, come ci si muoveva allora, erano gli anni ‘60, sto parlando del 1960 appunto.
Avevo già visto Pino Rucher, essendo appassionato di chitarra, non potevo non notarlo al Festival di Sanremo prima che venisse, appunto, a suonare per “Appuntamento a Ischia”, questo film che mi ha visto in qualche modo debuttare, e quindi, era, come dire, un piccolo mito per me sotto molti profili e poi, sarà presente ancora nella mia vita, non soltanto, appunto, in “Appuntamento a Ischia”, ma anche in “Mazzabubù... quante corna stanno quaggiù?”, mi pare così si chiamasse il film e quello che ricordo anche, “Quel gran pezzo della Ubalda tutta nuda e tutta calda”; insomma, di opportunità di frequentarci ne abbiamo avute parecchie.
Pino Rucher è presente anche in un momento bellissimo della mia vita, uno dei film più importanti che ho fatto, il film di Billy Wilder, si chiamava e si chiama “Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?” e le musiche del film sono di Rustichelli e sono dirette dal M° Plenizio. E chi è il chitarrista di quel film? È sempre Pino Rucher. Vedete come ha segnato e inciso, sotto tutti i profili nella mia vita, e anche addirittura in questo film che ancora è considerato un cult, voglio dire, ed è stato uno dei film più importanti della mia vita, appunto.
E incontro Pino Rucher in diverse circostanze, le sale di incisioni allora non erano tante e i chitarristi del suo livello, appunto, non erano tanti, ce ne erano alcuni, ma insomma non erano poi tanti, ma il momento clou appunto del mio rapporto con Rucher, perché come musicisti bene o male ci riconoscevamo, è stato nel programma “Dove sta Zazà?”; programma dove c’era un’orchestra, diretta dal M° Pisano, programma nel quale si cantava rigorosamente in diretta, e si suonava in diretta, tutto quello che accadeva là dentro, il playback non era proprio consentito in un certo senso, sì qualche sketch, c’era qualche musichetta di sottofondo, ma tutte le cose che si sono fatte in quella mitica trasmissione erano autenticamente suonate, suonate nel senso che erano suonate bene. È un programma mitico quello, appunto, di “Dove sta Zazà?”, tutt’ora viene trasmesso, mitico perché è stato il primo programma di varietà a colori della televisione ed è stato un programma che ha segnato proprio un’epoca; è stato il momento in cui il cabaret, e quel cabaret, quel modo di fare, quel modo di cantare, di porgere, di essere, veniva appunto presentato per la prima volta in televisione e da lì poi nasce in un certo senso il cabaret televisivo, da lì poi esplode la grande Gabriella Ferri, esplode tutta quanta un’epoca, e anche Pippo Franco nel suo piccolo esplode, grazie anche a Pino Rucher per il quale provo un sentimento di gratitudine che durerà per sempre”.
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