TRUFFA ASSEGNO CIRCOLARE. LA BANCA RISPONDE?

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Integro con alcune ulteriori informazioni quanto esposto nell'intervista, nella speranza che sia magari di utilità per qualcuno disporre di qualche dettaglio in più per "gestire" questi strumenti di pagamento e le relative accortezza da adottare per tutelarsi.

E’ un dato di fatto che l’assegno circolare si può accettare: se verificato (bene emesso) con la dovuta diligenza rimane un mezzo sicuro, universalmente adottato per pagamenti di importo rilevante e garantito (dal bene emissione, dalla banca stessa quindi). L’alternativa suggerita da molti, il bonifico istantaneo, è valida, ma con due grosse limitazioni: la quasi totalità delle banche mette un cap di sicurezza a 100.000 euro (perché tale metodo è irrevocabile) e soprattutto dipende dalla connessione online al server della propria banca, che per sua natura può essere soggetto a manutenzione e/o malfunzionamenti momentanei ma imprevedibili. Farsi magari 1000 km per pagare una vettura è vedere che l’app della banca non si connette non è piacevole…

Tornando alla mia vicenda, sono da anni cliente della banca a cui faccio riferimento nell’intervista, e per anni tale banca si è prestata, pur non contrattualmente obbligata, a fornirmi il servizio di bene-emissione sui circolari. Visto l’importo rilevante di questa vendita specifica, se fosse stato valutato troppo “impegnativo” assumersi la responsabilità di una verifica del titolo, sarebbe bastato declinare la richiesta: in quel caso avrei naturalmente rinunciato alla vendita. Ma nel momento in cui la banca ha accettato via mail l’incarico, questo andava semplicemente svolto con la dovuta diligenza e professionalità; la verifica di un assegno circolare dovrebbe infatti coinvolgere due aspetti: il primo, quando la copia di un titolo viene anticipata, riguarda i controlli dei dati di facciata per poi concludere con l’analisi del titolo fisico quando viene versato (che ci sia piena corrispondenza con quanto anticipato insomma). Nel mio caso l’assegno pare abbia passato l’esame di tutta questa serie di controlli, trattandosi probabilmente di titolo “vero” trafugato in bianco e non di una semplice copia contraffatta.

Il problema è stato nel secondo, fondamentale livello di controllo, ovvero quella che dovrebbe essere la verifica della reale esistenza di una filale di emissione per il titolo stesso; Mancando apparentemente nel mio istituto quello che dovrebbe essere un disciplinare di controllo sull’esistenza delle filiali emittenti, mi sarei aspettato perlomeno l’utilizzo del buon senso nello svolgere questo compito da parte del funzionario. Un circolare può infatti passare indenne il primo livello di verifica, ma non essere mai stato realmente emesso da alcuna filiale.
In questo caso il funzionario ha valutato di eseguire questo secondo livello di verifica limitandosi a utilizzare esclusivamente una ricerca su Google. Ma non solo, ha pensato bene di inserire nel motore di ricerca pubblico proprio quei dati riportati sullo stesso titolo, dati che potevano essere per loro natura falsi in quanto appunto oggetto di verifica. Ricordo che per evitare la truffa, ed è solo la prima possibilità da non esperto che mi viene in mente, sarebbe bastata una banale richiesta di conferma pec tra filiali o comunque una conferma mail scritta. Verifiche che sarebbero state perfettamente compatibili con le tempistiche a disposizione e che il buon senso, se non un preciso disciplinare tecnico, avrebbe dovuto suggerire.

Concludo osservando come però questa vicenda ci racconta anche quale sia in genere l’atteggiamento di un interlocutore “forte” messo di fronte alle proprie responsabilità… L’importo del danno è stato rilevante e io riconosco il diritto della banca di fare le proprie indagini interne, di approfondire, di capire a fondo le responsabilità, ci mancherebbe. E per questo ho pazientato mesi. Ma poi basta, quando è oggettivamente inconfutabile che una grave negligenza è alla base di un significativo danno patrimoniale per un cliente, si risarcisce con tanto di interessi e scuse.

E invece no: con gli argomenti contenuti nella risposta al mio reclamo, la banca mi vuole convincere (in modo maldestro) di non avere alcuna responsabilità nella vicenda e che è la mia condotta ad essere stata “gravemente colposa”. Nelle risposte ricevute é stato fatto ampio uso dello smentire con forza alcune delle circostanze secondarie del reclamo, ma non altre ben più importanti, che implicitamente vengono riconosciute per vere. Mi sono visto additare come sprovveduto per essere arrivato addirittura a vendere una vettura a “uno sconosciuto su internet”, ma guarda caso nulla è stato detto in relazione fantozziana verifica di bene emissione condotta dalla banca tramite il suo funzionario, bene emissione che di fatto aveva per me costituito garanzia assoluta di poter procedere serenamente a concludere l’affare.

Sergio Candusso

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