Chiamare per nome le persone

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Se qualcuno mi saluta con un "Buongiorno/ciao, come stai?" mi fa piacere. Ma se qualcuno mi saluta con un "Buongiorno/ciao Massimo, come stai?" è tutta un'altra storia. Da 47 anni a questa parte quando sento il nome "Massimo" mi arriva qualcosa un po’ più nel profondo.
L’amministratore delegato di un’importante azienda mi ha detto una volta “Vedi Massimo (mi ha chiamato per nome, me lo ricordo ancora) rivolgersi alle persone chiamandole per nome è di un’importanza basilare nella migliore gestione delle relazioni. Quando lavoravo in India i collaboratori nello stabilimento erano sbalorditi del fatto che io ricordassi il nome di tutti ed erano in molti. Ma per me era la prima cosa da fare per creare un rapporto di qualità, un clima di collaborazione e fiducia”.
Rivolgersi alle persone chiamandole per nome è innanzitutto un gesto di buona creanza.
È anche una modalità comunicativa potentissima.
Trasmette considerazione, attenzione, importanza, personalizzazione del messaggio. Genera apertura, vicinanza, allineamento.
E, ancor di più, trasmette lo sforzo di ricordare il nome di chi ci sta davanti.
Una piccola fatica che viene apprezzata e ricordata, che fa la differenza nelle relazioni tra le persone.

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