Cosa vuol dire Rastafari? STORIA RASTA dall'Arca a Zion: il KEBRA NAGAST (Rasta School, lezione 1)

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RASTA SCHOOL: LEZIONE 1
Cosa vuol dire Rastafari?
Dove si trova l'Arca dell'Alleanza?
Chi era la Regina di Saba?

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STORIA RASTA: dall'Arca a Zion
Il Kebra Nagast e l'Etiopia
L'incontro tra Salomone e la Regina di Saba
Da Haile Selassie a Bob Marley

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Per approfondire i libri di Lorenzo Mazzoni:

Kebra Nagast Bibbia Rastafari
Rasta Marley, le radici del Reggae
Così parlò Ras Tafari, discorsi scelti di Haile Selassie
Quindici storie d'Etiopia
Venti di Mare
Ventiquattro storie di Notte
Cinquantacinque storie d'Italia
e altri ancora

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Cosa vuol dire Rastafari? Chi era la Regina di Saba? Dove si trova l’Arca dell’Alleanza? E in tutto questo, il Reggae che c’entra?

Per scoprirlo faremo insieme un viaggio. Andremo in un luogo dove la vita ha un senso, dove le persone vivono in armonia e tutti sono felici: quel luogo, si chiama Zion.
Io ci sono stato: mi ci ha portato Bob Marley. E oggi ci porterò voi. Ma il viaggio per arrivarci è lungo e comincia da molto lontano. Quindi mettetevi comodi ma non troppo, perché stretta è la porta e intricata la via che conduce a Zion.

Narra l’antico libro etiope Kebra Nagast, che tutto ebbe inizio ben tremila anni fa, ovviamente con un’appassionante storia d’amore: quella tra Salomone, il più saggio dei Re di Israele, e la Regina di Saba, antico nome del regno d’Etiopia.
La Regina si chiama Makeda: è pura e splendida, e appena sente il suo mercante Tamrin parlare di Salomone, decide di partire per poterlo conoscere e imparare da lui.
Così Makeda attraversa il deserto e affronta il difficile viaggio dall’Etiopia a Gerusalemme, e quando finalmente incontra Salomone, si innamora della sua saggezza a tal punto, da decidere che da quel momento in poi non avrebbe più venerato il sole, come i suoi antenati, bensì il Creatore del sole e di tutto, ovvero Dio.

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Poi andiamo al 2 novembre 1930, giorno in cui in Etiopia viene incoronato Imperatore un discendente diretto di Menelik stesso. Nato come Tafari Makonnen, aveva già assunto il titolo di Ras, prima di essere incoronato Negusa Nagast, cioè Re dei Re, col nome di Haile Selassie, che significa Potere della Trinità.
Proprio così: stiamo parlando di Ras Tafari.

La cosa curiosa è che pochi giorni dopo, dall’altra parte del mondo, precisamente in Giamaica, un sindacalista chiamato Marcus Garvey, pubblica sulla rivista da lui fondata, “The Blackman”, un breve articolo dove associa Ras Tafari a una profezia biblica, dal libro dei Salmi, che dice: “L’Etiopia tenderà le mani a Dio”. Una frase semplice. Ma evidentemente i tempi erano maturi: il desiderio di emancipazione degli afrodiscendenti era in quegli anni talmente esasperato in Giamaica, che molte persone dopo aver letto quell’articolo vedono in Haile Selassie l’avverarsi non solo dei Salmi, ma anche di un’altra profezia, contenuta nel libro dell’Apocalisse: quella sulla Seconda venuta di Cristo sulla terra in veste regale, ovvero la Parusia, per annunciare il Giorno del giudizio.

E così negli anni trenta del novecento, un certo numero di giamaicani con una cultura legata alla cristianità ma anche uno spirito libero legato alla madre Africa, ripercorre e fa propria la storia di Salomone e Menelik, che conduce fino a Ras Tafari: è lui che simbolizza la fine delle ingiustizie e della sottomissione dell’uomo nero, per tutti i suoi sostenitori. È lui il Re Nero di cui parla la profezia dell’Apocalisse. L’unico Re africano, nell’unico paese cristiano e libero dal colonialismo di tutta l’Africa: è un sogno da inseguire, è il Re degli ultimi, divenuto Imperatore. È il simbolo Rastafari.
Finalmente l’Etiopia tende le mani a Dio, come predetto nei Salmi. Haile Selassie discende da Salomone e annuncia il Giorno del giudizio, come predetto nell’Apocalisse. Nasce così il movimento Rastafari.

È notevole che in tutta questa storia, non abbia ancora nominato ciò a cui tutti pensano quando sentono dire “Rasta”: cioè i capelli, che in realtà si chiamano dreadlocks.
Non è un caso, in realtà. Certo, i dreadlocks rappresentano un voto di purezza, come quello di Sansone: si chiama Nazireato. Si lasciano annodare per non alterare il proprio aspetto, perché, come recitano le scritture, Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Perciò possono essere un simbolo e un’identità, è vero. Ma chiunque può intrecciarli.
Rastafari è un’altra cosa. È qualcosa di più.
Ma esattamente cosa?

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