Alice vittima del marito violento: "Mi ha massacrata di botte e chiusa nel baule della macchina"

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Alice (nome di fantasia) ha subito per quasi 20 anni violenze fisiche e psicologiche dal marito, padre di due suoi figli. Nel 2014 viene tirata giù dal letto per i capelli dall'uomo, portata in strada e massacrata di botte da mezzanotte all’una e quaranta. Il corpo martoriato di Alice finisce nel canale ma lei è ancora viva e scappa nelle campagne. Il marito la raggiunge con l'automobile, la picchia e la chiude nel bagagliaio. Il motivo di tutta questa violenza? Un presunto tradimento ipotizzato dal marito. 
Da quella notte di violenza Alice si salva per miracolo e da quel giorno ha detto basta decidendo di denunciare il marito e chiedere il divorzio.
L'uomo viene arrestato e sconterà un anno e dieci mesi di carcere ma la violenza verso Alice non è ancora finita. La donna si ritrova con due figli da crescere, un mutuo da pagare intestato a lei e con le spese processuali della separazione tutte a suo carico. "Per un anno non mi ha dato neanche una lira di mantenimento - racconta la donna - questa è violenza economica, mi voleva distruggere. Sono riuscita ad andare avanti lavorando al bar 16 ore al giorno, spesso ci hanno staccato la luce perché non avevo i soldi per pagare la bolletta".
Oggi Alice fa parte della rete di Fondazione Pangea per aiutare altre donne vittime come lei di violenza. La Fondazione ha presentato ieri alla Casa Internazionale delle donne ‘Reama’, una rete composta da associazioni, gruppi di auto mutuo aiuto, centri antiviolenza, case rifugio, professioniste, donne uscite dalla violenza e parenti di vittime di femminicidio.
 

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