World Record Surplace (Ufficiale) 2 ore 6 minuti 15 sec. di DEL ZIO FRANCESCO C.F.S.

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RECORD MONDIALE DI SURPLACE UFFICIALE REALIZZATO CON LO STAFF DEL C.O.N.I. DI ROMA DI CUI SPICCANO I NOMI DEL PROF. ANTONIO DEL MONTE E DOTT. MARCELLO FAINA.
P.S.
Se il Ciclista va oltre 10cm avanti o dietro il tentativo di superare il Record di Surplace va considerato nullo!

DEL ZIO FRANCESCO
Per molti, per quasi tutti, Francesco Del Zio è da sempre "quello del record". E siccome nella sua vita raramente Francesco ha scelto la via più semplice per raggiungere degli obiettivi, o anzi ciò che era normale non lo divertiva nemmeno un po', era quasi logico, che il Del Zio arrivato al cuore della sua carriera, per dare pepe alla sua attività scegliesse una sfida impossibile. Impossibile per gli altri, s'intende. Trent'anni dopo, quella sfida che Francesco lanciò in una mattina di settembre rimane appesa agli annali, ai ricordi di chi l'ha vissuta, come qualcosa di assolutamente eccezionale. E in uno sport in cui la caccia a superare i limiti umani è diventata spasmodica, e spesso travalica i confini dell'etica nella sua ricerca assoluta del risultato - vedi i record abnormi dell'ora in pista, che poi l'Unione ciclistica Intemazionale ha cancellato con un colpo di spugna, bocciando di fatto ogni tentativo successivo di sperimentazione, su uomini e mezzi - Del Zio quel giorno riuscì a fissare un limite che diffìcilmente verrà mai battuto. Appunto perché clamorosamente al di fuori della portata, verrebbe da dire, degli esseri comuni.

Il 20 settembre 1975, al Velodromo Olimpico, Francesco Del Zio battè il record del mondo di surplace portandolo al tempo di due ore, sei minuti e quindici secondi. Un capolavoro di equilibrio, di tecnica, di forza, soprattutto di concentrazione e di volontà. Una volontà scattata quando, davanti alla Tv, Francesco vide uno dei suoi grandi idoli, Antonio Maspes, rimanere immobile al Vigorelli, per trentadue minuti. «Di quel record parlò tutto il mondo - racconta oggi Del Zio, tuffandosi nell'atmosfera magica di quegli anni in cui la pista era sinonimo di spettacolo, e i suoi interpreti erano campioni a tutto tondo - e io che già avevo una sorta di venerazione per questo campione, ne rimasi attratto, quasi calamitato. La pista per me allora era quasi sconosciuta, avevo fatto pochissima pratica. Ma ho cominciato a seguire Maspes, ho capito come quest'esercizio da una tattica per preparare una volata, era diventato uno show a sé, quasi una disciplina avulsa dalla gara, e cominciai a pensarci».
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http://www.recordsurplace.com

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