AMALIA SIGNORELLI A SAN CATALDO

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SAN CATALDO
Queste immagini fissano un momento magico della storia di San Cataldo, il passaggio dal dominio feudale allo Stato. Il giudizio sulle modalità di quella trasformazione e soprattutto su come si comportarono i funzionari dello Stato (i "capi azienda" e tutti i dipendenti della Riforma) può essere anche feroce (tutti grandi affaristi e ladroni?); del resto la Riforma non si è mai conclusa, forse non si avviò neppure; solo lo Stato centrale ad un certo punto pensò che la Riforma si era conclusa e istituì l'ESAB, cioè l'Ente di sviluppo, ma anche lo sviluppo è fallito, per cui qualche genio della politica nostrana ha pensato ad un altro Ente, l'ALSIA; oggi non so quale altro Ente sia diventato l'erede di quel percorso mai concluso, che servì in negli anni '50 alla D.C., che dalle parti nostre si identificava con lo Stato, a conservare il consenso, senza mai far maturare alcuna coscienza politica e ai vari governi regionali e locali di mantenere sulle poltrone amici, parenti e servi.
Tuttavia, al di là del giudizio politico, che può essere oggetto di dibattito, il saldo della storia, che partì dagli anni '50 e che ha subito un'accelerazione straordinario positiva dopo il terremoto del 1980, è senz'altro positivo.
Oggi San Cataldo ha un volto nuovo. Rimane una realtà frantumata, legata alle origini delle tre grandi famiglie (Sabato, Rinaldi e Carlucci) e della dislocazione dei nuclei abitati (Capanne Rinaldi o Marchese, Piano Angeloni o Calvario, Case Nuove, Villaggio Nuovo, Mingariello, Seppariello,......), ma il popolo di San Cataldo ha recuperato una dignità umana, economica, "culturale" (non in senso antropologico) impensabile appena 30 anni fa.
Queste foto ci riportano ad un mondo che le nuove generazioni non riescono neppure ad immaginare, ma che rimane vivo nella mente delle persone della terza, quarta... età.
La strada costruita con blocchi di pietra, quasi lastricata secondo la tradizione delle vie consolari romane, e poi brecciata e, solo dopo anni, catramata, ruppe quell'isolamento secolare, che aveva tenuto sottomesse le famiglie censite e descritte da Amalia Signorelli. Le nuove case coloniche, anche se accolte con diffidenza, posero le basi per abitazioni nuove e dignitose. Quello spirito di sacrificio, del lavoro, del sudore della fronte, che nei secoli era entrato a far parte del DNA dei nostri padri fu lo strumento per affrontare la ricostruzione abitativa e morale di una Frazione, che ormai ha superato l'economia dei paesi vicini.
Non si può parlare di miracolo, ma il vero miracolo lo hanno compiuto quei contadini diffidenti, per i quali il tempo si era fermato per secoli, e che nel giro di due generazioni hanno creato uno sviluppo, che altri paesi hanno compiuto in secoli.
Oggi c'è in agguato la vera crisi, quella delle nuove generazioni non preparate a compiere il percorso dei padri e che non intravedono un futuro sereno. La crisi, che è partita dalle grandi centrali finanziarie americane e che ha coinvolto l'Europa e l'Italia, sfida anche le nuove generazioni, che con l'intelligenza e lo studio hanno raggiunto traguardi impensabili e che stanno prendendo la via dell'emigrazione intellettuale. Non più con le scatole di cartone legate con lo spago, ma con la valigia di lusso.
Le giovinette di San Cataldo non invecchiano presto come negli anni '50, il DNA normanno ritorna sui volti di bellissime fanciulle; i giovani si danno da fare; la scuola non soffre dell'impoverimento demografico ed è ancora con le cinque classi della scuola primaria, ma le prospettive non sono generose ed è cominciata l'involuzione.
Anche oggi le responsabilità sono politiche come lo erano negli anni '50. Quella classe politica fu capace di appropriarsi dello Stato, arraffando il Potere, pensando ai propri interessi, ma anche costruendo una società migliore. Sarà in grado la nuova classe dirigente di fare almeno come le precedenti? La situazione attuale non lascia sperare molto. Ma io sono un inguaribile ottimista.

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