Tenore GIANNI RAIMONDI Roberto Devereux "Scena del carcere"

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Venezia Teatro - La Fenice 10 febbraio 1972 - Live
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Ed ancor la tremenda
porta non si dischiude... Un rio presagio
tutte m'ingombra di terror le vene.
Pur fido messo, e quella gemma è pegno
securo a me di scampo.
Uso a mirarla in campo,
io non temo la morte; io viver solo
tanto desio che la virtù di Sara
a discolpar mi basti...

O tu, che m'involasti
quell'adorata donna, i giorni miei
serbo al tuo brando, tu svenar mi déi.
Io ti dirò, fra gli ultimi
singhiozzi, in braccio a morte:
come uno spirto angelico
pura è la tua consorte...
Lo giuro, e il giuramento
col sangue mio suggello...
Credi all'estremo accento
che il labbro mio parlò.
Chi scende nell'avello
sai che mentir non può.

Odo un suon per l'aria cieca...
Si dischiudono le porte...
Ah! la grazia mi si reca.

Bagnato il sen di lagrime,
tinto del sangue mio
io corro, io volo a chiedere
per te soccorso a dio...
Impietositi gli angeli
del mio dolor saranno,
forse il mio duro affanno
farà più mite il ciel.

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