DECLUTTERING: come liberarsi dagli oggetti inutili per diventare minimalista

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"Ah, che bello il minimalismo!" Sì, un attimo. Bello a parole e in teoria, ma nei fatti, quando vai ad applicare i principi del minimalismo, a semplificare la tua vita, levando attività e oggetti che oggi per te non sono realmente importanti, è un gran casino, perché il punto di partenza di tutti noi è una vita piena di attività e una casa piena di oggetti. E allora come si fa a fare un po' di "decluttering", a mettere in ordine la nostra vita, a liberarci degli oggetti inutili per poter sposare uno stile di vita minimalista? Voglio darti due strategie. Infatti, se hai provato a liberarti di oggetti inutili, hai sostanzialmente incontrato tre strade davanti a te. La prima, quella preferita da chi vuole liberarsi da un po' di oggetti inutili, è regalarli. Regalarli ad amici e conoscenti è senz'altro la preferita perché, oltre a liberarci da un oggetto, che magari potrebbe essere un po' difficile, ci ricompensa con un valore affettivo, relazionale, con la gratitudine della persona alla quale regaliamo quel libro che abbiamo letto, che ci dispiace buttare, che però non ci serve più e che finalmente possiamo regalare a qualcuno a cui vogliamo bene.

La seconda opzione è venderli. Ottimo venderli! Ottimo perché mi libero di un oggetto inutile e dall'altra parte porto qualche soldino dentro il portafoglio, da spendere nella mia vita, nelle attività che oggi per me sono realmente importanti.

La terza alternativa è buttare gli oggetti inutili. E qua si apre un mondo di difficoltà. Perché gli oggetti inutili, quando li andiamo a buttare, diventano di colpo utilissimi. O perché hanno un valore simbolico, cioè, oltre al valore funzionale, gli oggetti hanno un valore emotivo-simbolico, portano con sé delle emozioni.

Ed è qui che entriamo in gioco con la prima strategia. Infatti dobbiamo proprio hackerare il nostro cervello, perché tutti i ragionamenti su quanto in realtà quell'oggetto oggi non ti serva, vengono a decadere nel momento in cui prendi l'oggetto tra le mani, in cui lo guardi, in cui fai risuonare in te le emozioni e assolutamente non sarai disposto a liberartene. La prima strategia è quella che io chiamo della "Black Box". Si tratta di prendere delle scatole di cartone. In queste scatole andrò a riporre gli oggetti che non voglio facciano più parte della mia vita, ma che potrei non essere disposto subito a buttare. La Black Box è una specie di "limbo", nel quale gli oggetti hanno il tempo di perdere il loro valore simbolico ed emotivo, nel quale compio una pre-rinuncia alla rinuncia vera e propria. Una volta piena, la Black Box la chiuderò e scriverò, sopra la scatola, la data in cui ho chiuso quella scatola e inizierò a riempire una nuova scatola. A quel punto sarò io a dover decidere la data di scadenza della Black Box. Potranno essere sei mesi, un anno, due anni, sono completamente libero di darmi il tempo che mi serve per distaccarmi da gli oggetti della Black Box. L'unica regola è che la Black Box non dovrà essere riaperta, per non riaccendere quelle connessioni emotive e simboliche con gli oggetti al suo interno. Scrivendo sopra la scatola la data di scadenza potrò sapere quando sarà il momento di buttare l'intera scatola, senza riaprirla e, a quel punto, il distacco sarà molto più semplice.

La seconda strategia è quella della "valigia". Infatti se ti dicessi: "guarda, devi assolutamente lasciare casa tua e trasferirti su un'isola deserta. Hai la possibilità di portare con te solo una valigia", sapresti benissimo cosa metterci dentro. E alcuni dicono che le cose che metteresti dentro quella valigia sono quelle realmente importanti per te, sono quelle che ti consentirebbero di alleggerire la tua vita di tanti oggetti inutili.

Queste sono le mie due strategie per fare un po' di decluttering, per liberarci dagli oggetti inutili ed entrare a gamba tesa in uno stile di vita minimalista. Forse un po' estreme, ma sicuramente efficaci. E le tue strategie, quali sono? Se ti va scrivilo nei commenti, condividile con la community dei Life Hackers per contribuire l'uno alla felicità dell'altro, perché la nostra vita non è definita da ciò che abbiamo, ma da ciò che siamo.