Canti della Resistenza. Coro dei Ragazzi di Rozzano. Per combattere un comune nemico.

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Chi ha avuto la sorte di vivere la Resistenza potrebbe avere diffidenza di udire i suoi canti dalla voce di bambini: non per una profanazione naturalmente, ma per il timore di vederli ricondotti ad elementi di gioco. Sarebbe una reazione genericamente comprensibile per il valore umano, morale, sentimentale che questi canti conservano per una generazione ormai sulle soglie della vecchiaia. Ma sono timori e riserve che cadono perché si avverte la continuità e la consapevolezza di cosa stanno cantando. La piccola Erika Preda: "Preferisco Fischia il Vento, perché ascoltandola l'animo di tutti noi ritorna al tempo della guerra, tempo di privazione e di speranze. I nostri genitori, i nostri nonni, riascoltandola, ricordano parte della loro giovinezza, trascorsa in tempo di guerra: noi ragazzi, invece, possiamo capire con che animo i partigiani andavano alla guerra". Il significato di questa esperienza, quindi è duplice: portare dei bambini al canto ed insieme portarli ad identificare un momento storico che diversamente rimarrebbe loro estraneo. L'iniziativa presa a Rozzano, un comune rosso della cintura milanese, va quindi inquadrata soprattutto sotto il profilo di una sperimentazione culturale. Un paese popolato quasi esclusivamente da immigrati provenienti dal sud. Il prof. Cavallo, insegnante di educazione musicale in una delle scuole medie di Rozzano, decise di tentare un esperimento: formare un coro di bambini e bambine delle scuole elementari, medie e materne del Comune. Rozzano è un paese ghetto con una forte prevalenza di immigrati, ci si trova di fronte ad un tessuto sociale che non ha molte trame in comune, di conseguenza i rapporti sociali, anche a livello infantile, sono precari, per la naturale tendenza degli immigrati a racchiudersi in sé stessi. Ma si tratta anche di un paese rosso, consapevole pertanto della necessità di fornire elementi di socialità alla popolazione. Il Comune, quindi, ha appoggiato l'esperimento e messo a disposizione del coro le attrezzature del centro civico. La totalità dei bambini ha risposto ad un questionario. Il dato più positivo stava nel fatto che la partecipazione alla scuola di canto consentiva di stare insieme ad altri bambini: era il soddisfacimento della necessità di rapporti interpersonali, che tra l'altro non si limitava ai bambini considerata l'età dei piccoli coristi ma si estendeva alle rispettive famiglie. Da qui è facile la scelta del repertorio: canti del folklore italiani e canti della resistenza che affondano più di altri in quel terreno di rapporti umani del quale si è appena parlato. In massima parte, questi bambini hanno scoperto la resistenza cantandola: scoperta nei modi in cui un bambino può avvicinarsi ad un fatto storico che non appartiene alla loro realtà quotidiana e che non è neppure mediata da racconti di famiglia. Ma proprio l'assenza di mediazione consente una maggiore sicurezza di giudizi. Con il questionario è stato possibile individuare il significato di questa esperienza e l'arricchimento culturale che ha provocato nei protagonisti. Il caso d'esempio, di Elvira Li Greci: "La canzone che mi piace di più è La Bella Partigiana perché introduce la persona della donna nella lotta contro l'ingiustizia" di Carla Rossi: " Mi piace cantare soprattutto perché so che canto delle canzoni vere, vissute dalla gente"; Roberto Defilippis: "La resistenza è il sangue che hanno versato i partigiani per la patria senza avere paura di morire, perché la libertà e l'uguaglianza sono le cose che non ti fanno avere paura di niente". Qualsiasi sia l'angolo da cui questi bambini guardano il mondo che esprimono con il loro canto, il dato che ne risulta è quello di una partecipazione emotiva, quindi di una forza espressiva che forse può essere riassunta nelle parole di una bambina di 10 anni, Carolina Ferrari: "Per me l'esperienza nel coro è bellissima, perché attraverso il coro ho trovato molti amici e anche perché cantando mi sento più felice".
Kino Marzullo 1979 (Partigiano redattore dell'Organo del Comando "Il Partigiano". Dalla fine della guerra all' "Unità" come inviato speciale.)

Assistenza musicale: Francesco Anselmo
Tecnico del suono: Paolo Palombi
Studi di registrazione: Sciascia Sound Studios

La citazione del titolo è tratta dalla risposta di Enrico Petrarca.
La poesia "Resistenza", inserita nel brano "Il piccolo trombettiere", è tratta dal libro di Renzo Nanni "Fiore d'oro".
Il disegno di copertina appartiene al ciclo "Vita Partigiana di montagna" della pittrice Adriana Filippi.

Etichetta : I Dischi Dello Zodiaco
Catalogo : VPA 8444
Paese : Italy
Data di Uscita : 1979
Genere: Children, Vocal, Folk, World & Country

TRACKLIST

1. Pietà l'è morta [00:00]
2. Cosa rimiri mio bel partigiano [03:33]
3. Fischia il vento [07:03]
4. La colonna Thälmann [10:47]
5. Quei briganti neri [13:09]
6. O coraggiosi fratelli [19:21]
7. La bella partigiana [21:12]
8. Il piccolo trombettiere [24:25]
9. Il bersagliere ha cento penne [29:59]
10. Bella ciao [35:04]

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