L’arte di fallire, ovvero Tenera è la notte di Francis Scott Fitzgerald

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“Il mondo di Tenera è la notte non è – o è solo in parte – quello degli espatriati americani in Europa, sulla Riviera francese, e via via a Parigi, Zurigo, Roma: è piuttosto il mondo di chiunque attraversi la giovinezza e la vita in generale sapendo e non sapendo che ogni cosa intorno a sé, compresi sé stessi, è effimera e va incontro al fallimento, ma che a ogni modo è proprio in tale fugace precarietà che si cela il fascino segreto dell’esistenza, la sua impareggiabile e non di rado dannosa bellezza. In questo, Fitzgerald è forse il narratore più fecondo del Novecento: quello che ha più da dire alle generazioni successive di scrittori e lettori – perché egli ci insegna a fallire con incantevole infallibilità”.

Nessuno meglio di Mario Fortunato poteva riuscire a condensare, con tanta efficacia, il senso più profondo del grande romanzo di F.S. Fitzgerald, da lui appena tradotto e curato, per Bompiani. In Italia lo fece conoscere Fernanda Pivano, nel lontano 1949. Oggi viene riproposto, non senza alcune interessanti sorprese. Le scopriremo nel corso di un incontro interamente dedicato al romanzo della generazione perduta, dell’Età del jazz, del jet set in Costa Azzurra: etichette pret-à-porter, suggerisce il curatore.

Mario Fortunato è autore di molti libri e traduzioni, tra cui Guy de Maupassant, Virginia Woolf, Evelyn Waugh. I suoi ultimi titoli: «Quelli che ami non muoiono», «I giorni innocenti della guerra», «Sud», «Atlante delle città incognite», tutti pubblicati da Bompiani, e il recente, «Autobiografia della gaffe» (Neri Pozza).

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