Non essere avari nell’amore - don Paolo Quattrone

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Commento di don Paolo Quattrone - sacerdote della diocesi di Aosta, parroco di Hône e Bard.
Giovedì 19 settembre

Oggi la città di Napoli festeggia il suo santo patrono san Gennaro, anche se per la Chiesa è semplicemente memoria facoltativa spendo comunque due parole sul santo perché ci è utile per la nostra riflessione personale. Gennaro fu vescovo di Benevento e insieme ad altri cristiani venne ucciso intorno al 305 durante la persecuzione di Diocleziano. Si racconta che durante il martirio, una nobildonna di nome Eusebia raccolse parte del sangue del vescovo Gennaro in due ampolle, custodendole con molta venerazione. In occasione della traslazione del corpo del santo nelle catacombe di Napoli, voluta da un vescovo della città, Eusebia regalò al vescovo le due ampolle contenenti il sangue raggrumato di san Gennaro. Attualmente la testa e le ampolle del sangue del martire sono custodite nel duomo di Napoli. Da secoli, tutti gli anni, si verifica un evento singolare, prodigioso anche per la scienza, che finora non ha trovato una spiegazione: ed è la liquefazione del sangue. La testimonianza più antica di questo fenomeno la troviamo in uno scritto del 1389. La liquefazione avviene ogni anno il 19 settembre, anniversario del martirio, il primo sabato di maggio, giorno in cui si ricorda la prima traslazione da Pozzuoli a Napoli, e il 16 dicembre, anniversario della terribile eruzione del Vesuvio arrestata, secondo la fede dei napoletani, per intercessione di san Gennaro. Aldilà di ciò che ognuno può pensare di questo fenomeno che però nemmeno la scienza sa spiegare, la liquefazione del sangue raggrumato del santo dovrebbe farci fare una riflessione che ben si aggancia al Vangelo di oggi. Il sangue è simbolo di vita, se non scorresse nelle nostre vene ed arterie saremmo morti, a volte la nostra vita non scorre, è raggrumata, il flusso della vita è rallentato, tutto diventa difficile, pesante, faticoso, ci si trascina, manca l’entusiasmo e questo perché? Perché si vive da persone trattenute. Se la vita non scorre si raggruma esattamente come il sangue, se non usciamo da noi stessi non percepiamo la vita scorrere. E’ molto bello l’episodio narrato dall’evangelista Luca, siamo sempre nel capitolo 7. Una donna peccatrice, probabilmente una prostituta entra in casa di Simone un fariseo (chissà se quel fariseo benpensante era cliente di quella donna..) sapendo che Gesù era lì porta con sé un vaso di profumo preziosissimo e inizia a bagnare i piedi di Gesù con le sue lacrime e con il profumo. Nella casa del fariseo, dove non entra nulla di impuro, durante un pranzo dove vi sono solo maschi, ecco una presenza sgradita, inattesa e inopportuna, quella di una donna e per di più di una peccatrice, di una prostituta, che entra con gli attrezzi del suo mestiere. Infatti, scrive l’evangelista, che “porta il vaso di profumo”, che serviva per massaggiare i clienti. “poi si mette dietro presso i piedi di Gesù; i piedi nell’Antico Testamento hanno sempre un significato molto erotico, sono un eufemismo con riferimenti sessuali, “e comincia a bagnarli con le lacrime”. Poi, inaudito, scandaloso, li asciuga con i suoi capelli. Sappiamo che a quell’epoca le donne andavano sempre velate; erano soltanto le prostitute che portavano i capelli sciolti. E anche i capelli erano segno di grande erotismo. Non solo! Gli bacia i piedi e “li cospargeva di profumo”. E’ una scena scabrosa, veramente è una scena molto forte e per questa ragione il fariseo si scandalizza. Non solo, ciò che compie la prostituta è sacrilego, va contro la Legge, perché una donna impura, una peccatrice non poteva toccare un uomo, specialmente un uomo di Dio come era Gesù. La donna bagna con le sue lacrime i piedi del Maestro, li bacia e li cosparge di profumo, gesti che rimandano ai classici gesti dell’ospitalità che si facevano in quel tempo e che Simone il fariseo non fa nei confronti di Gesù cioè offrire l’acqua per purificarsi, dare un bacio di benvenuto e offrire del profumo in segno di onore. Simone non ha compiuto nessuna di queste azioni, la donna le ha compiute addirittura in maniera abbondante, in maniera eccessiva, violando addirittura la Legge e questo rischiava di metterla seriamente nei guai. Quel gesto esagerato della donna è un invito per noi a non essere avari nell’amore, a non vivere con il freno a mano tirato, con la calcolatrice in mano ma ad andare oltre, a far scorrere l’amore nella nostra vita, ognuno sa poi come tradurlo nel concreto delle proprie scelte e della propria vocazione.

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