Il presidente PIÙ VINCENTE di sempre ||| Florentino Pérez

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«Mio padre non ha fatto altro che lavorare. A casa nostra, le domeniche erano uguali ai lunedì»
(Florentino Perez)

Dal 1943 al 1978, il Real Madrid ha avuto un unico presidente. Il suo è un nome diventato leggenda, impresso a caratteri cubitali sulla facciata di uno stadio che incute timori agli avversari: il miedo escenico non è un concetto astratto, esiste davvero. Del Real, Santiago Bernabeu è stato giocatore, allenatore e, soprattutto, presidente. Florentino Perez nasce all’inizio della sua era più gloriosa, nello stesso anno, il 1947, in cui l’impianto di Chamartin viene terminato. È bambino negli anni in cui la casa blanca impone il proprio dominio sull’Europa in Coppa dei Campioni, torneo ispirato proprio da Bernabeu dopo un lungo confronto con il giornalista de L’Equipe Gabriel Hanot. In casa si respira da sempre la passione per il Real: papà Eduardo è abbonato dal 1943 e trasmette questa passione a Florentino, che diventa socio del club (come il padre) dall’ottobre del 1961, quando ha solamente 14 anni. Il Real è stato appena detronizzato dal Benfica dopo cinque vittorie consecutive in Coppa dei Campioni.
Florentino cresce in una casa nella quale la fanno da padrone ordine e disciplina: idee autoritarie, conservatrici, è il terzo di cinque figli e tutti, grazie all’estrazione borghese di papà Eduardo, riusciranno ad andare all’università, dopo aver frequentato il collegio de Las Escuelas Pias de San Anton in Calle Hortaleza, a due passi dal negozio di famiglia. Il legame con la scuola e con la chiesa inglobata nell’edificio è così forte che nel 2019 Perez donerà all’istituto una replica della tredicesima Champions League vinta dal Real. Nel percorso all’interno del collegio incontra Jeronimo Farré, che diventa il suo migliore amico: Perez è un animale politico, sa circondarsi di persone che tiene nel suo cerchio magico. Farré, al giorno d’oggi, oltre a essere il suo cardiologo personale, è anche membro direttivo del Real Madrid, uno dei suoi consiglieri prediletti.
Laureatosi all’Università Politecnica di Madrid nel 1971 in ingegneria civile, scopre abbastanza presto il fascino della politica. Nel 1975, con la morte di Francisco Franco, la Spagna entra in una nuova era e Perez, un anno più tardi, è già delegato dei servizi ambientali del Consiglio comunale di Madrid per conto dell’Union de Centro Democratico, il partito guidato da Adolfo Suarez, il primo presidente democraticamente eletto dopo la caduta del regime nonché l’uomo che guiderà la Transizione spagnola, il passaggio dalla dittatura alla democrazia iberica. Sa stare al mondo, Florentino, è uomo colto e ben istruito. È furbo, soprattutto. Molto furbo. Nel 1979 diventa vicedirettore generale della promozione del ministero dell’Industria e dell’Energia, nel 1980 è direttore generale delle infrastrutture del ministero dei Trasporti. Quest’ultimo incarico gli consente di tessere una tela fittissima di contatti e rapporti, conoscenze che si riveleranno molto preziose nella sua seconda vita. Nel 1982 è nominato presidente dell’Istituto Nazionale di Riforma e dello Sviluppo Agricolo del ministero dell’Agricoltura. Ma il 28 ottobre dello stesso anno, le elezioni generali stravolgono il quadro nazionale. L’Ucd crolla sotto il 7%, è il trionfo di Felipe Gonzalez e del Partito Socialista Operaio Spagnolo. Perez, di colpo, abbandona il mondo della politica e dell’amministrazione pubblica.

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