L’opera narra l’epilogo della storia del figliol prodigo: il soggetto centrale è l’abbraccio tra il padre e quel figlio che lo aveva lasciato e si era smarrito. È questa la parte più illuminata del dipinto, posta su un piedistallo di due gradini ad evidenziare il significato della parabola: Dio, creatore del cielo e della terra, sceglie di essere padre che ama e attende con pazienza qualsiasi figlio smarrito.
Il racconto del Vangelo inizia con l’indelicata richiesta del figlio più giovane, che pretende dal vecchio padre «la parte di eredità che gli spetta». La successiva partenza del figlio è molto più offensiva di come potrebbe apparire a prima vista: benché sia una pugnalata al cuore, il padre rispetta fino alla fine la libertà del figlio. Quante volte anche tu ti sei allontanato da Dio «verso un paese lontano», in cerca di libertà e felicità. A un certo punto però il ragazzo comincia a provare fame e delusione, tutti i suoi sogni svaniscono, cominciano a tormentarlo il dolore ed il rimorso per ciò che ha lasciato perché lontano dal padre tutto si rivela illusorio, non esiste quella felicità vera che lui tanto desiderava. A questo punto scatta qualcosa: decide di tornare. Giunto a casa, con grande sorpresa trova il padre che lo aspetta, che scruta da lontano l’orizzonte, che conta i giorni nell’attesa del ritorno del suo figlio. Proprio questo è il momento della parabola dipinto da Rembrandt. Il vecchio padre ha occhi di cieco, li ha consumati nel guardare l'orizzonte in attesa del figlio; è un uomo ricco, come ben si vede dall’abito con ricami d’oro, dalla cura del volto con una barba bipartita, dalla volta della casa sullo sfondo. Il suo amore supera ogni umana previsione: «gli corre incontro, lo abbraccia, lo bacia, fa festa». Tutto è magistralmente reso da Rembrandt con la luce e il colore del volto del padre che si riversa sul figlio inginocchiato davanti a lui, il suo manto rosso indica passione e amore e rimanda a due ali che avvolgono il figlio, prostrato in ginocchio. Quest’ultimo non ha più la cintura che ha rimpiazzato con una corda, nella fretta ha perso una scarpa, rivelando un piede graffiato e ferito; l’altra scarpa rimasta al piede destro è consumata e sdrucita, segno della tanta strada percorsa. Il figlio non osa stare in piedi o guardare in alto ma si abbandona completamente tra le braccia del padre, in più è lacero, sporco, rasato e abbruttito ma è vivo: tutto ciò che appare dall’esterno rimanda alla sua condizione spirituale. Il fratello maggiore ritorna dai campi ed inizia a protestare; il padre gli risponde che «questo tuo fratello era morto ed è ritornato a vita». La testa del giovane si trova nel grembo del padre, la dove germina una nuova vita e la testa rasata richiama proprio il bambino appena nato: il perdono di Dio rigenera, rende nuove creature, non c’è colpa che possa fermare il suo amore per ciascuno dei suoi figli.
Unico simbolo dell’antica regalità è lo spadino che il figlio minore porta al fianco destro, segno di appartenenza nobiliare. Anche tu hai una memoria regale, come figlio di Dio: non importa quanto sei caduto in basso nella vita, il Padre ti accoglie ogni volta che decidi di tornare. Ricorda sempre la grande dignità che hai: sei creato a immagine e somiglianza di Dio e, ancora più, Gesù ti ha redento con il suo sangue. Mai devi perdere la memoria di questa altissima dignità, anche in mancanza dell’apprezzamento altrui: non sono gli altri a dare valore alla tua esistenza, ma Dio. Sei un prodigio e un figlio da lui amato e questo basta per essere felici e per non cercare altrove un’approvazione che comunque non riempirebbe il cuore come solo Dio sa fare.
Le mani del padre sono diverse tra loro: la mano sinistra è forte e muscolosa, con le dita aperte che coprono gran parte della spalla destra, toccando e sorreggendo al contempo; la mano destra invece non sorregge né afferra, è una mano delicata e tenera, le dita avvicinate hanno un aspetto elegante, sono dolcemente poggiate sulla spalla come a voler accarezzare, calmare e offrire conforto. La mano destra è una mano chiaramente di madre, per cui il padre tocca il figlio con mano maschile e femminile, sorregge e accarezza, rafforza e consola. Dio è un padre che sa amare con un cuore di madre.
Oltre ai due protagonisti, altri quattro personaggi fanno da sfondo all’abbraccio centrale: in loro c'è indifferenza e curiosità tanto che rimangono sullo sfondo, c’è chi si appoggia ad un'arcata, chi sta seduto con le braccia incrociate o in piedi con le mani in mano e tutti questi sono modi per esprimere il desiderio di non essere coinvolti direttamente, tra loro e l’abbraccio dei due protagonisti c’è un abisso di buio e incomprensione. Il personaggio in piedi all'estrema destra è il figlio maggiore ritornato dai campi e informato da un servo del ritorno del fratello minore: è impassibile, non si protende in avanti, non si lascia coinvolgere, non condivide l'accoglienza del padre ma rimane chiuso nel suo risentimento.
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