All’alba di mercoledì, a Kirtipur, gruppi di volontari della Generazione Z si sono dati appuntamento per ripulire le strade dai detriti lasciati dalle proteste che negli ultimi giorni hanno scosso il Nepal. Con guanti e sacchi neri, hanno raccolto rifiuti, vetri e macerie, poche ore prima che scattasse il blocco imposto dall’esercito.
La Gen Z, la vera protagonista delle manifestazioni, ha voluto così dissociarsi da saccheggi e vandalismo che avevano colpito banche, supermercati ed edifici pubblici. «Questi non siamo noi. Il nostro movimento è pacifico, non sosteniamo il caos», hanno ribadito in una dichiarazione ufficiale, accusando “opportunisti” di aver dirottato la protesta.
Le manifestazioni sono esplose dopo l’approvazione della controversa legge “antisocial”, che limitava l’uso di piattaforme come Instagram, TikTok, WhatsApp, X e YouTube. Per il governo, si trattava di una misura necessaria per contenere fake news e discorsi d’odio. Per i giovani, invece, era un attacco diretto alla libertà di espressione.
La stretta è arrivata in un clima già teso: da settimane, sui social, montavano polemiche contro i cosiddetti Nepo Kids, i figli di politici e della classe dirigente che ostentano lusso e privilegi online. Ben presto la discussione si è allargata a disoccupazione, emigrazione e corruzione diffusa, trasformando la frustrazione digitale in rabbia concreta.
Lunedì, a Katmandu, decine di migliaia di giovani hanno invaso le strade. La protesta si è trasformata in guerriglia urbana e la polizia ha risposto con idranti, lacrimogeni e persino spari sulla folla. A fine giornata, il bilancio era drammatico: almeno 22 morti e centinaia di feriti.
Il giorno successivo la violenza si è estesa e sotto la pressione dell’opinione pubblica e della politica, il premier Khadga Prasad Sharma Oli ha rassegnato le dimissioni. Ma nel Paese il clima resta incandescente, con coprifuoco e militari nelle strade.
In questo scenario, la gen Z ha scelto di prendere le distanze dal vandalismo. Diversi gruppi scesi in piazza hanno diffuso comunicati e video per ribadire che il loro obiettivo è un cambiamento pacifico, non la distruzione.
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