Davide Giromini- Rivoluzioni sequestrate FULL ALBUM (2015)

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Italiana − Alternative
Davide Giromini
Rivoluzioni sequestrate.
2015 - AUTOPRODOTTO
06/06/2015 - di Mario Bonanno
Straniante è il primo aggettivo che mi viene di pensare. Subito dopo: pre-apocalittico. E sintetico. Della sinteticità afasica spirituale che ci appartiene in quanto contemporanei della fine del mondo. Se ci finisci dentro senza istruzioni per l’uso i dischi di Davide Giromini ti stendono al tappeto. Nel senso che sono un bel cazzotto sotto la cintura dell’ascoltatore. Avete presente la reiterazione ravvicinata del disastro di certi racconti ucronici? Una specie di cosa così: preparatevi a staccare un biglietto per l’iper-Storia. Rivoluzioni sequestrate ha anche un libro di supporto (il pacchetto libro-cd a tiratura limitata di 300 copie è in vendita alla mail darmo30@yahoo). Finisce uno e comincia l’altro. O viceversa: dentro e fuori le canzoni e le pagine. Dal suono alla parola, dal lemma alle campionature pulsanti per tastiera. E poi ancora, di nuovo, dalla parola alla voce.

Lo specifico compositivo di Giromini è uno specifico liquido. Duttile. Intimamente correlato con la creazione autarchica e il performante. Dentro ci intravedi gli occhi e le bocche di una subumanità transitata per il Grande Nulla di rivoluzioni mancate (e/o sprecate) e alienazioni di massa. Storia e geografie, visioni robotiche, superomismi, derive dittatoriali. Sintomi da corsi e ricorsi storici. Il disco è un concept e sarebbe un peccato rivelarlo nei dettagli. Sarebbe come svilirlo di senso. Rivoluzioni sequestrate va assunto come apologo di fantascienza (?) umanista. Uno sconfinamento immaginifico dalla storia alla meta-sci-fi. Ci sono dentro trame. E maglie diacroniche. Nichilismo e sangue. Anarchismo e sangue. E sogni e stelle. Rappresi entrambi. Ci sono Robespierre, l’ex Unione Sovietica, solennità. Le guerre di Libia di un impero italiano di cartone. Rivoluzioni sequestrate è il suono sovrastrutturale delle Ere rivoluzionarie dell`uomo.

Due tastiere prestano la voce anche a basso & batteria. Il resto sa farlo una fisarmonica vera. I suoni campionati sono eco dell`uomo-robot. Quelli discendenti dalla fisarmonica reggono le fila di quasi tutto il resto. Soprattutto quando il cd da tregua alla coscienza astratta e si misura con la rivoluzione della/nella Storia. Sono tango, valzer, e insomma, quel tipo di atmosfere lì, ad opera del loro Demiurgo unico. Che è Giromini stesso. I suoi affreschi distopici (non solo in questo disco+libro) se la vedono faccia a faccia con l’ontologia e la speculazione sui sistemi massimi e minimi. Per i più volenterosi rimandano a sotto-testi di citazioni, evocazioni, motti, non-detti. Tracce di una scrittura edificata sul Verbo: parole pensate-sofferte-inseguite-intirizzite-piegate-esaltate-sublimate. Di volta in volta, ancora e ancora: dalla pagina al disco alla voce. Per via di titoli-prologo, ora ossimorici, ora apodittici. Come, del resto, la cover - algidissima - del cd (curata da Lavinia Mancini). Indicativa dell’aria che tira di traccia in traccia. Del freddo cane che tira di traccia in traccia.

Retroterra di ogni immagine celebrata/raffigurata/evocata in Rivoluzioni sequestrate (di ogni sua intonazione canora) sono quindi Suono e Parola (com`era in principio è ora e sempre). Alla radice di ciascuna parola, un ideale filosofico (forse ancor prima che cantautorale) prossimo a una teleologia dell’Abisso. Per Davide Geromini, la fine della Storia viene avant-tout. E come dargli torto, del resto.

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