Perfect days adesso è adesso

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Ho scritto questa canzone appena uscito dalla sala dopo la visione del film, durante il viaggio in treno verso casa. L’ho scritta in inglese ma poi è venuta senza fatica la versione in italiano.
Mi ha emozionato notare quanta importanza possono avere le canzoni nella vita quotidiana di ognuno di noi. Wenders aveva già abbinato la musica ai suoi film nelle indimenticabili dediche al Fado portoghese o alla musica cubana ma questo film dà loro un’aurea speciale, ne consacra la bellezza abbinandole ad una quotidianità di cura come quella che viene esaltata dal lavoro di pulizia dei gabinetti pubblici di Tokio operata dall’indimenticabile protagonista del film.
Komorebi è una parola che in giapponese significa “luce che filtra tra gli alberi”. È composta dai caratteri che indicano albero, splendore e sole. Nelle lingue occidentali non esiste una parola sola per dirlo. Komorebi non si riferisce solo a un fenomeno naturale, indica anche uno stato d’animo: la capacità o lo sforzo di trovare qualcosa che possa suscitare serenità anche nei momenti peggiori della vita. La luce non esisterebbe senza l’ombra, e viceversa. Il bellissimo film giapponese di Wim Wenders, Perfect Days, svela a poco a poco l’incanto di quella vita che si ripete ogni giorno uguale, eppure sempre diversa.
Perfect Days mantiene una grazia e una leggerezza che rendono questa storia gradevole e persino commovente. Wenders dichiara che l’ispirazione per Perfect Days arriva direttamente da uno dei grandi maestri del cinema nipponico Yasujirō Ozu del quale cerca di riprendere il tipico stile essenziale e sottrattivo. Proprio come molti dei personaggi di Ozu inoltre, anche l’Hirayama di Wenders sembra accettare con serenità i problemi e le difficoltà della vita senza lasciare che i sensi di colpa, gli errori o le incomprensioni del passato intacchino il presente. La passione che coltiva per la musica rock degli anni Sessanta e Settanta – è quasi una play list di Wenders – e fa sì che ogni viaggio in auto da e per il lavoro sia l’occasione per ascoltare un brano di artisti classici come Van Morrison, Lou Reed,The Animals, Patti Smith, e Nina Simone con Feeling good nel finale. “Sometimes fills so happy/Sometimes fills so sad” nel brano Pale Blue Eyes dei Velvet Underground raccoglie lo spirito del film legato al presente sancito poi dal dialogo tra Hiravama e la nipote che si chiude con “un’altra volta è un’altra volta e adesso è adesso. E poi ancora i libri – ogni domenica Hirayama compra un nuovo romanzo che terminerà entro la fine della settimana –, la cura per le piante, le passeggiate in bicicletta, gli oggetti analogici, macchina fotografica e musica-cassette tutti dettagli che costruiscono un universo emotivo ben definito.
«Ci sono tanti mondi dentro lo stesso mondo» dice a un certo punto Hirayama alla nipote, aggiungendo che non per forza questi entrino in contatto fra loro. Ecco, il mondo che più somiglia al Wim Wenders di oggi è proprio quello rappresentato in Perfect Days.

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