Ludovico Ariosto: La pazzia di Orlando

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Videoappunto di italiano che descrive La pazzia di Orlando o nota anche come La follia di Orlando nell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Questo episodio viene descritto e spiegato anche in questo appunto: https://www.skuola.net/appunti-italia...

La pazzia di Orlando o nota anche come La follia di Orlando è uno degli episodi del canto 23
dell'Orlando furioso. L’episodio descritto fa parte dell’opera letteraria scritta da Ludovico Ariosto. La pazzia di Orlando viene suscitata dalla sua passione per Angelica, che egli crede innamorata di un altro. L’episodio si trova al centro del poema, al canto XXIII, e infatti ne costituisce il perno centrale. Il tutto inizia durante un duello con il saraceno Mandricardo. Mandricardo, durante il duello, fugge in sella al proprio cavallo imbizzarrito, e Orlando lo insegue nella foresta. Orlando perde di vista Mandricardo e vaga nel bosco per un paio di giorni, dove però intravede, in un ampio spiazzo, i nomi di Angelica e Medoro incisi insieme su un albero.
All’inizio Orlando cerca di negare l’evidenza e inganna se stesso, ripetendosi che quei nomi non fanno riferimento alla sua Angelica, o che Medoro è in realtà il soprannome che Angelica ha deciso di dargli. Orlando inizia a errare per la foresta in preda ai primi morsi della follia, ancora convinto che si tratti di un malinteso, di un errore, o di un’altra persona. Giunto però in una grotta, vede le pareti incise con un epigramma in arabo che Medoro ha dedicato ad Angelica: Orlando, conoscendo la lingua, riesce a leggerlo e il contenuto lo fa crollare di disperazione. Tuttavia, egli tenta un’ultima volta di negare la realtà, e si convince che si tratti di una manipolazione, di qualcuno che vuole infamare la reputazione della sua Angelica.
Ben presto, però, Orlando è destinato al colpo di grazia. Dopo aver nuovamente vagato nella foresta, arriva nella capanna del pastore dove Medoro, ferito, era stato assistito da Angelica. Il pastore stesso gli narra di come lì, in quel luogo, sia sbocciato il bellissimo amore tra Medoro e Angelica.
Orlando ora non può più negare la realtà e, fuggito dalla capanna del pastore, dà sfogo alla propria follia in una parte solitaria del bosco, gridando a squarciagola; dopo aver vagato per tutta la notte, si ritrova nel luogo dove ha visto l’epigramma di Medoro e con la propria spada distrugge gli alberi e tutto quello che può, fino a cadere a terra sfinito, in preda all’incoscienza per tre giorni. Il quarto giorno, Orlando continua la sua follia levandosi l’armatura e continuando a distruggere tutto quanto a portata di mano, vagando nudo per la foresta. Nemmeno i pastori riescono a sfuggire alla sua furia, e sia loro che le greggi vengono massacrati brutalmente.
L’episodio può essere interpretato come una metafora dell’amore, visto come una selva nella quale l’uomo, se si lascia trascinare troppo dalla passione, rischia di perdersi e di vagare all’infinito. Dopo il massacro dei pastori la narrazione si interrompe per non appesantire troppo il lettore, e Ariosto fa ricorso a una similitudine di un uccello invischiato in una trappola quasi in maniera ironica, riprendendo un’immagine cara ai poeti e agli scrittori dell’amore cortese ma declinandola all’interno della pazzia di Orlando.

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