Come immaginiamo il futuro dell’ecumenismo? II Incontro dei rappresentanti delle Chiese cristiane

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“Vogliamo cercare l’unità, non nonostante le differenze, ma attraverso le differenze”. Mons. Derio Olivero, Vescovo di Pinerolo e Presidente della Commissione Episcopale della CEI per l’Ecumenismo e il dialogo, cita il teologo luterano Oscar Cullmann per sintetizzare quanto emerso dal secondo incontro dei rappresentanti delle Chiese cristiane presenti in Italia, che si è tenuto a Roma il 10 giugno scorso. Lo fa in un video che raccoglie le testimonianze di alcuni dei partecipanti alla “Conversazione spirituale”. “Veniamo – spiega Mons. Olivero – da un tempo in cui prima eravamo nemici e poi in cui abbiamo cercato di essere buoni vicini di casa senza conflitti. Siamo poi arrivati a un tempo in cui si è cominciata a coltivare l’amicizia: ora siamo buoni amici che stanno iniziando a collaborare”.
“Siamo in un periodo di più conoscenza dell’altro e di più apprezzamento della ricchezza della diversità”, conferma Padre Shenuda, Responsabile ecumenico della Chiesa copta di Milano. “Negli ultimi decenni stiamo convergendo verso la capacità di una collaborazione sui grandi temi, come la pace, la costruzione di giustizia, la solidarietà, l’accoglienza, che fanno passare in secondo piano alcune questioni sulle quali in passato si sono consumate anche le grandi conflittualità”, gli fa eco la Diacona Alessandra Trotta, Moderatora della Tavola Valdese.
“C’è maggiore autenticità: dal momento istituzionale, formale, ci si comincia ad avvicinare alla dimensione relazionale”, rileva il Pastore Giovanni Traettino, della Chiesa Evangelica della Riconciliazione, che ricorda, insieme al Pastore Daniele Garrone, Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, il ruolo decisivo del Concilio Vaticano II nel cammino ecumenico. Non si tratta di immaginare “un’uniformità delle Chiese che non avrà luogo verosimilmente mai, perché ciascuna Chiesa storicamente ha assunto una forma, ma di interrogare criticamente le proprie tradizioni”, osserva il Pastore Davide Romano (Chiesa Avventista del Settimo Giorno).
“La divisione crea scandalo: non è facile superarlo perché ciascuno di noi porta una storia sulle spalle, ma ognuno deve prendersi le proprie responsabilità e dare la testimonianza di un cammino insieme”, sottolinea il Vescovo Dionysios di Kotyeon (Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia). Del resto, oggi, “il dialogo si impone: non è possibile pensare della fede in Gesù cristo se non nella diversità dei percorsi”, aggiunge la teologa Giuseppina De Simone. “Siamo fiduciosi che il nostro camminare insieme porterà frutti che sono un dono dello Spirito Santo ma che dipendono anche dell’operato di ciascuno”, afferma Padre Gheorghe Militaru, Vicario Generale della Diocesi Ortodossa Romena d’Italia.
Se per il Pastore Carsten Gerdes, Decano della Chiesa Evangelica Luterana in Italia, è necessario un coinvolgimento dei laici, per la Reverenda Jules Cave, della Chiesa Anglicana, è fondamentale il contributo dei giovani per una “Chiesa più aperta e più internazionale”. Occorre inoltre, evidenzia il Pastore Giuseppe Miglio, Vicepresidente dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia, “una formazione ecumenica estesa, in modo capillare, alle nostre Chiese”. “Se colleghiamo il nostro cuore al centro che è Gesù Cristo – conclude Padre Bsag Tepirjian, della Chiesa Apostolica Armena – saremo tutti già uniti”.

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