JOHN STEINBECK 1902-1968 – “I pascoli del cielo” 1932

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Tredicesima lezione della XII Edizione del corso di Pedagogia della Lettura a cura del Prof. Antonio Faeti, “E poi Giannino partì per sempre...”: 25 riflessioni sulla condizione giovanile: fuga, impegno, alienazione (29 gennaio 2019).

A Steinbeck i critici non hanno mai perdonato nulla: le vendite clamorose, le straordinarie trasposizioni cinematografiche, il Nobel… Hanno così deciso di non scrivere di lui, di non cercargli una collocazione entro stili e tendenze, di non seguire l’evoluzione di una intensa e complicata carriera. La sua presenza in un corso che ha posto al suo inizio Giannino Stoppani può per contro fondarsi anche solo sulla lettura di “Tularecito” che contiene una raffigurazione dell’infanzia come se ne incontrano pochissime nell’intero Novecento. Steinbeck è uno scrittore che precede e motiva l’antropologia culturale: il viaggio dei fuggitivi, in “Furore”, inseguiti dalla fame, dalla violenza, da ogni tipo di brutalità, è una vera odissea degli oppressi, una dettagliata narrazione dell’abbraccio al Demonio proprio nel “paese di Dio”. Collocato per sempre accanto agli oppressi, noto per essere sempre lì, tra la valle del Salinas e il vicolo Cannery, si unisce tuttavia ai partigiani norvegesi che si battono contro i nazisti e fa del suo “La luna è tramontata” uno dei documenti più veri e più efficaci della lotta contro Hitler. Intitolerà, per altro, “La battaglia” il suo romanzo in cui dettaglia la cronaca di uno sciopero. La depressione, il nazismo, l’esclusione dei diversi (“Uomini e topi”), la lotta degli affamati non gli negano il riso, come in “Vicolo Cannery” oppure l’adesione a un panteismo (“Al Dio sconosciuto) che forse era suo, non dei suoi personaggi. Senza il narrare di John Steinbeck, tanta fisionomia del Novecento non esisterebbe. Chi ha definito il Novecento “secolo breve”, non ha letto “La valle dell’Eden” e non è mai salito su “La corriera stravagante”. A leggerlo, ormai, come storico del costume, a rivedere i film numerosi tratti dai suoi libri, si è indotti a fare i conti con se stessi, forse in modo attonito e silenzioso come la maestra di Tularecito o come i veri colpevoli della morte di Lenny.


BIBLIOGRAFIA E ALTRI RIFERIMENTI

PATRICK RAFROIDI, “John Steinbeck”, Borla, 1965.
JOHN STEINBECK:
“Furore” nella traduzione di CESARE PAVESE, Bompiani, 1940.
“Pian della Tortilla” nella traduzione di ELIO VITTORINI, Bompiani, 1940.
“I pascoli del cielo” nella traduzione di ELIO VITTORINI, 1940.
“Al Dio sconosciuto” nella traduzione di EUGENIO MONTALE, Mondadori, 1946.
“L’inverno del nostro scontento” nella traduzione di LUCIANO BIANCIARDI, Mondadori, 1962.
“Quel fantastico giovedì”, Mondadori, 1955.
“La santa rossa”, Mondadori, 1947.
“La battaglia” nella traduzione di EUGENIO MONTALE, Bompiani, 1940.
“La corriera stravagante” Bompiani, 1957.

Immagini di THOMAS HART BENTON.

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