Il Monastero di San Nicolò l'Arena è costituito da un importante edificio monastico benedettino e da una monumentale chiesa settecentesca. Data la superficie occupata è ritenuto per estensione il secondo monastero benedettino più grande d'Europa (secondo solo al Monastero di Mafra in Portogallo). Nel 2002 viene inserito nell'elenco del patrimonio mondiale dell'UNESCO come "gioiello del tardo-barocco siciliano" facente parte all'itinerario del "tardo-barocco siciliano del Val di Noto". Oggi è sede del DISUM - Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università degli Studi di Catania. Fu fondato da monaci provenienti dall'omonimo monastero situato nei pressi di Nicolosi che a metà del XVI secolo chiesero al senato cittadino l'autorizzazione a edificare entro le mura, poiché minacciati dalle eruzioni dell'Etna e dalla presenza di briganti. Nel 1669, a seguito della devastante eruzione dell'Etna, la colata raggiunse e accerchiò Catania lambendo le mura del cenobio e lesionandolo, mentre una lingua di lava, staccandosi dalla principale, distrusse la chiesa di San Nicolò. Per ricostruirla dovettero passare moltissimi anni data la vastità del monastero. Fu allora che i benedettini diedero vita ad un'imponente opera di ristrutturazione e completamento (con l'aggiunta fra l'altro della monumentale fontana marmorea nel chiostro) e contemporaneamente avviata la ricostruzione della chiesa di San Nicolò, iniziata nel 1687 su progetto dell'architetto romano Giovan Battista Contini. L'11 gennaio 1693, il terremoto che colpì la città provocò anche il crollo del monastero benedettino e la morte della maggior parte dei monaci lasciandone appena tre in vita. Nel 1702 iniziò la ricostruzione sulle strutture superstiti. Il progetto fu affidato al messinese Andrea Amato, che ideò un impianto ancor più monumentale del precedente, certo in sintonia con le idee di ricchezza e grandiosità dei monaci stessi. Dal portale di Piazza Dante si accede all'enorme corte esterna. Circondato da questo grande cortile sorge in tutta la sua imponenza il monastero vero e proprio. Le due facciate meridionale e orientale dispiegano nelle loro superfici tutto il repertorio tardobarocco dei maestri lapicidi accorsi a Catania da tutta la Sicilia per prender parte alla ricostruzione. Un'infinita serie di volute, fiori, frutti, mascheroni mostruosi, putti, e ninfe che adornano le mostre delle finestre e dei balconi. Al centro della facciata principale, ad interrompere la sua sfarzosa teatralità barocca, Carmelo Battaglia Santangelo verso la fine del XVIII secolo inserì il maestoso portale. Una volta entrati si trova il grande scalone a tenaglia di Girolamo Palazzotto, adorno di stucchi neoclassici. Il primo chiostro, quello di levante, è occupato da un folto giardino e circondato per intero di portici retti da pilastri e archi a tutto sesto, con una terrazza continua soprastante. Il secondo chiostro o chiostro dei marmi, a ponente, è il più antico e fu infatti costruito sulle rovine dell'edificio precedente, di cui sono riconoscibili alcuni tratti delle fondazioni cinquecentesche nei sotterranei. Tra i due chiostri corre il cosiddetto corridoio dell'orologio, il più lungo dell'edificio (214 m), che unisce quest'ala del monastero, la parte privata, con quella di rappresentanza, dove si svolgeva la vita comune del cenobio.
Il seminterrato seicentesco. In questa parte del monastero particolarmente interessante è la biblioteca universitaria ricavata negli immensi sotterranei del monastero dove, oltre ai resti delle fondazioni cinquecentesche, si possono ammirare, nella Emeroteca, i mosaici di un'antica domus romana risalente al II secolo d.C.
Il refettorio grande. Il refettorio presenta una forma allungata, un rettangolo con due semicerchi alle due estremità, e una volta altissima illuminata da numerose finestre, che fanno sembrare questo grande ambiente più una chiesa che un refettorio. Lungo tutto il perimetro della sala corre una sorta di marciapiede, in cotto siciliano, dove erano collocati i tavoli dove i monaci consumavano i pasti. L'ampia volta fu affrescata al centro da Giovanni Battista Piparo, con una Gloria di San Benedetto, unica decorazione pittorica sopravvissuta della sala.
Fonte Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Monaste...
Filmato con PANASONIC S5II, SONY RX100M7 e INSTA360 X4
Data riprese: Novembre 2024
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