Saul (1959)

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Il Saul è una delle tragedie più riuscite di Vittorio Alfieri, tanto che lo stesso autore recitò spesso la parte del protagonista. L'opera fu scritta nel 1782 in endecasillabi sciolti; è composta da 5 atti e dedicata all'amico Tommaso Valperga di Caluso, docente di greco e di lingue orientali. La vicenda richiama quella tratta nella Bibbia riguardante la battaglia fra Saul, primo re di Israele, e i Filistei, ma se nel Libro Sacro la figura di Saul è rappresentata come l'imprevedibile e immotivato esito di un'inspiegabile follia, nella tragedia alfieriana diventa l'agire di una figura psicologicamente complessa e tormentata, a tre dimensioni. Nella narrazione l'Alfieri si attiene all'unità di tempo, spazio e azione tipicamente aristotelici; secondo questi canoni, dunque, nel Saul gli eventi hanno inizio poco prima del sorgere dell'alba per concludersi al tramonto del giorno seguente (unità di tempo); la vicenda è tutta concentrata nel campo d'Israele a Gelboè (unità di luogo); l'attenzione dell'autore è puntata sulla figura del protagonista, con la conseguente riduzione del numero dei personaggi secondari che agiscono essenzialmente in funzione di Saul (unità di azione). Considerato il capolavoro di Alfieri, "Saul" è una tragedia lineare nell'intreccio ma potente e drammatica. In primo piano la figura del sovrano: nel suo animo nobile e sensibile albergano uno smisurato orgoglio e una cupezza sconsolata; diviso tra cielo e terra, ribelle a Dio, non riesce a dominare l'anelito che lo avvelena: oltrepassare "il limite". Vittima della sua brama di potere si macchia di crudeltà e delitti, pur consapevole che porteranno solo rovina. Il contrasto insanabile stringe a poco a poco Saul nel cerchio della follia, da cui evade con un ultimo gesto: l'eroico suicidio, catarsi della tragedia. Alfieri giunge con il Saul alla consapevolezza della reale miseria della condizione umana, che è ben rappresentata dal titano orgoglioso che scopre la sua intima debolezza, e non ha la forza di opporvisi attivamente perché non ha nessuno contro cui lottare, in quanto il disagio è tutto interiore, tanto che va incontro deliberatamente alla morte, unica forma di liberazione dal suo tormento. L'adattamento televisivo in due tempi venne trasmesso dalla RAI il 6 novembre 1959 sul Programma Nazionale, con la regia di Claudio Fino, la scenografia di Mariano Mercuri e le musiche originali di Fiorenzo Carpi. Magistrale fu l'interpretazione di Salvo Randone.

Personaggi e interpreti:
Saul: Salvo Randone
Gionata: Nando Gazzolo
Micol: Valentina Fortunato
David: Gianmaria Volonté
Abner: Mario Feliciani
Achimelech: Augusto Mastrantoni

Trama:
La vicenda si apre nell'accampamento degli ebrei, nell'imminenza della battaglia contro i Filistei. Il re Saul è inquieto e preoccupato in quanto durante la battaglia non potrà contare sull'appoggio di David, marito di sua figlia Micol, che era stato costretto a fuggire perché sospettato dallo stesso re di aspirare al potere e quindi da lui condannato a morte (si era infatti rifugiato in terre filistee e per questo accusato di tradimento). Tuttavia David decide si raggiungere il campo ebraico per combattere e dimostrare al re la sua fedeltà. Saul, convinto della fiducia del giovane, lo rinomina comandante dell'esercito. Ben presto però ricade preda della follia e vede come nemici anche i sacerdoti; parla infatti con Achimelech (primo sacerdote), il quale gli racconta la sua felicità e quella dei suoi confratelli per il ritorno di David ritenuto,da loro, come futuro erede al trono di Israele (designato da Dio). Il re fa uccidere tutti i sacerdoti e dà l'ordine di uccidere anche David mentre fugge. Saul è ormai in preda al delirio (infatti gli appaiono in sogno i fantasmi dei sacerdoti uccisi che gli annunciano la sciagura) e, mentre assiste impotente alla sconfitta dell'esercito ebraico, si trafigge con la propria spada.

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