La leggerezza delle Operette | Emilio Russo

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Le Operette morali sono uno dei grandi capolavori della prosa italiana: un libro ambiguo, difficile da intendere a fondo, ma anche perfettamente riuscito dal punto di vista estetico e stilistico. Un letterato assai critico come Tommaseo non esitava a definirlo «il libro meglio scritto del secolo». Nel corso della lezione si cercherà di illustrare alcune delle caratteristiche essenziali delle Operette, sul piano del progetto, dei contenuti, dello stile, per cogliere anche il loro valore nell’insieme del percorso di Leopardi. Infine, si tenterà di mettere in luce l’enorme influenza che l’opera ha esercitato sulla letteratura italiana successiva, in particolare su alcuni autori del Novecento.

Si parlerà di:
Un libro segreto. Le Operette nascono presto sullo scrittoio di Leopardi, ma vengono sempre mantenute in una zona d’ombra, in quanto «troppo liberali per parlarne apertamente» (così scriveva Leopardi a Giordani). Per questo può essere utile seguire tutte le mosse e le prudenze di Leopardi fino alla prima edizione del libro nel 1827, uscita nello stesso anno della Ventisettana dei Promessi sposi di Manzoni.
Come lavorava Leopardi. Alcuni appunti manoscritti, oggi conservati nella Biblioteca Nazionale di Napoli, consentono di vedere la maniera misteriosa e affascinante in cui Leopardi costruisce la scrittura delle Operette, progettandone i titoli o immaginando protagonisti e contenuti. Leggendo quelle carte si può cogliere anche l’ambizione con cui la raccolta viene costruita nel tempo.
Il ruolo del ridere. Le Operette morali sono da sempre state considerate come un manifesto del cosiddetto «pessimismo» leopardiano; in realtà, sia nei progetti espressi da Leopardi nell’epistolario, sia all'interno dell’opera, si coglie che un ruolo fondamentale viene assegnato al riso, che è un riso di consapevolezza e insieme di risarcimento, e che appare dunque come una lezione silenziosamente consegnata ai lettori.
La Natura dopo l’Islandese. Grande tema della riflessione leopardiana nello Zibaldone, la Natura compare come protagonista in due operette (Dialogo della Natura e di un’Anima; Dialogo della Natura e di un Islandese), ma in realtà gioca un ruolo fondamentale anche nell’ultima parte del libro, contribuendo alla ricchezza e alla complessità dell’opera nel suo insieme.
Il «libro senza eguali». Tra le grandi opere leopardiane, le Operette morali è forse quella più fortunata nella letteratura del Novecento: si contano riscritture, riprese, omaggi, da Calvino (cui si deve la citazione) a Manganelli, da Cesare Pavese a Michele Mari. Di qui la proposta di alcuni interrogativi sulle ragioni di questa fortissima presenza.

Relatore
Emilio Russo insegna Letteratura italiana alla Sapienza Università di Roma. Tra le sue pubblicazioni: l’edizione commentata dell’Adone di Giovan Battista Marino (BUR, 2013), Guida alla lettura della «Gerusalemme liberata» di Tasso (Laterza, 2014), Il Rinascimento (con G. Alfano, C. Gigante, Salerno Editrice, 2016); la monografia Ridere del mondo. La lezione di Leopardi (Bologna, il Mulino, 2017); è di prossima uscita un’edizione commentata dei Pensieri di Leopardi (Oscar Mondadori). Per Mondadori Università ha pubblicato (con Giancarlo Alfano, Paola Italia e Franco Tomasi) i manuali Letteratura italiana (in due volumi, 2018) e Profilo di letteratura italiana (2020).

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