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Negli ultimi anni del quindicesimo secolo, mentre il sole iniziava a tramontare sull'Europa medievale, i regni di Spagna si trovarono a un bivio. L'anno era il mille quattrocento settantotto, e i monarchi di Aragona e Castiglia, il re Ferdinando II e la regina Isabella I, avevano appena unito i loro regni attraverso il matrimonio, forgiando un'alleanza potente che avrebbe cambiato per sempre il corso della storia spagnola. In questo contesto di consolidamento politico e fervore religioso, nacque l'Inquisizione spagnola. Il famoso pittore spagnolo Francisco Goya, nella sua serie di incisioni intitolata "Los Caprichos", avrebbe in seguito rappresentato l'Inquisizione come una figura mostruosa, un testimone del suo impatto duraturo sulla psiche spagnola.
I semi dell'Inquisizione erano stati piantati molto tempo prima, quando la Reconquista, la lunga lotta secolare per riconquistare la penisola iberica dal dominio musulmano, si avvicinava alla fine. Nel mille quattrocento novantadue, lo stesso anno in cui Cristoforo Colombo salpò verso il Nuovo Mondo, l'ultima roccaforte musulmana di Granada cadde nelle mani dei monarchi cattolici. Il trionfo del cristianesimo era completo, ma la questione dell'unità religiosa rimaneva cruciale. Lo storico spagnolo Américo Castro, nella sua opera fondamentale "La Struttura della Storia di Spagna", sostenne che l'Inquisizione fosse il prodotto delle tensioni religiose e culturali uniche che avevano plasmato la società spagnola.
La Spagna del quindicesimo secolo era una terra di contrasti, dove musulmani, ebrei e cristiani avevano a lungo convissuto in un delicato equilibrio. Tuttavia, man mano che la Reconquista progrediva, la situazione delle minoranze religiose diventava sempre più precaria. Molti ebrei e musulmani si erano convertiti al cristianesimo per sfuggire alla persecuzione, ma la loro sincerità era spesso messa in dubbio. Questi convertiti, noti come conversos e moriscos, si trovavano sotto una stretta sorveglianza, e ogni loro azione e credo erano oggetto di sospetto. Il poeta converso Juan Álvarez Gato catturò l'angoscia di questa esperienza nel suo verso: "Sono un cristiano nuovo, lo confesso, ma sono un vecchio nella mia fede."
Fu in questo clima di sfiducia e zelo religioso che l'Inquisizione spagnola mise radici. Il primo novembre del mille quattrocento settantotto, Papa Sisto IV emise la bolla papale Exigit Sinceras Devotionis Affectus, concedendo a Ferdinando e Isabella l'autorità di nominare inquisitori nei loro regni. I monarchi non persero tempo a esercitare questo potere, nominando il frate domenicano Tomás de Torquemada come primo Grande Inquisitore nel mille quattrocento ottantatré. Torquemada, che era stato confessore di Isabella, era noto per il suo stile di vita austero e il suo incrollabile impegno per l'eradicazione dell'eresia. Lo scrittore spagnolo Miguel de Cervantes, nel suo capolavoro "Don Chisciotte", si riferì successivamente a Torquemada come "il domenicano selvaggio."
Torquemada, un uomo di feroce convinzione e fede incrollabile, si mise al lavoro con un unico obiettivo: sradicare l'eresia e mantenere la purezza della Chiesa cattolica. Sotto la sua guida, l'Inquisizione crebbe fino a diventare un'istituzione formidabile, con tribunali stabiliti nelle città di tutta la Spagna, da Barcellona a Siviglia, e da Toledo a Valladolid. Il primo auto-da-fé, una cerimonia pubblica in cui venivano pronunciate le sentenze e si eseguivano le condanne a morte, si tenne a Siviglia il sei febbraio del mille quattrocento ottantuno. Quel giorno sei conversos furono bruciati sul rogo, i loro volti contorti dall'agonia mentre le fiamme li consumavano. Il viaggiatore e cronista italiano Pietro Martire d'Anghiera, che assistette a un auto-da-fé nel mille quattrocento ottantasette, lo descrisse come "uno spettacolo pieno di orrore e pietà."
0:00 Come l'Inquisizione Spagnola ha Innescato un Regno di Terrore
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