Da fine agosto 2016 l’Italia centrale è stata nuovamente interessata da scosse sismiche di grande intensità; si è arrivati fino alla magnitudo 6.5 della scala Richter, che è superiore a quella del terremoto de L’Aquila dell’Aprile 2009. In Italia, alla complessità insita nei fenomeni sismici si somma il fatto che nel nostro paese non è riconoscibile una singola grande struttura che origina i terremoti, come ad esempio la faglia di San Andreas (in California) o quella della Valle del Giordano, che sono faglie lunghissime (centinaia di km), in cui le placche scorrono le une accanto alle altre, suscettibili di generare sismi di magnitudo 7,5-8 Richter. Qui, generalmente, i terremoti derivano da faglie di lunghezza limitata (20-40 km), che sono spesso interrotte da altre faglie più corte, fino a comporre un quadro complesso. Frequentemente, poi, sono faglie attraverso cui l’Appennino si assesta a quote topografiche inferiori, con un movimento in verticale, non uno scorrimento laterale.
Durante la serata verranno approfonditi questi aspetti, ovvero si parlerà delle peculiarità del sistema di faglie Appenninico, che fa sì che si osservino, ad esempio, singoli terremoti forti seguiti da lungo sciame sismico, come nel caso de L’Aquila, o scosse di grande intensità seguite in tempi brevi da scosse di intensità pari o superiore, come nel recente sisma dell’Italia centrale. Si parlerà poi di come mai in Italia, ove i terremoti non hanno mai superato la magnitudo 7.5, si abbiano più danni e vittime rispetto ad altre situazioni ove si osservano sismi di magnitudo superiore, considerando l’orografia del nostro territorio, la profondità degli ipocentri, ed il tipo di terreno su cui si trovano gli edifici. Verranno considerati anche altri aspetti, molto importanti, come ad esempio che il nostro patrimonio edilizio, di non recente costruzione, spesso è poco controllato, e che non abbiamo la capacità di imparare dalla nostra storia.
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