Tutto ha aspetti dolorosi ("dukkha") : la filosofia buddhista [Ep. 1 su 4] - Prof. G.Pasqualotto

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DESCRIZIONE:
Abbiamo creato per voi una miniserie di quattro lezioni di filosofia sui principi filosofici del buddhismo, tenute dal prof.Pasqualotto dell'Università di Padova. In questa prima puntata ci occupiamo del principio del dolore e della sofferenza, che in lingua Pali si dice "dukkha".
(sanscr.:दुःख; duḥkha); cin: 苦 kǔ; giapp.: ku; tib.: སྡུག་བསྔལ།: sdug bsngal)

CORSO DI FILOSOFIA:
Insegniamo la filosofia in modo semplice e con riferimenti alla dimensione quotidiana, adatti anche a chi non l’ha mai studiata prima. Aggiungendo poi: Le lezioni si tengono in diretta on line, quasi tutti i lunedì sera, con la possibilità di interagire con i docenti. Se ti interessa clicca qui: https://circolodifilosofia.com/

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BIBLIOGRAFIA DELL'AUTORE:
“Buddhismo. Il sentiero di una religione millenaria.” Ed. B.Mondadori.
“10 lezioni sul buddhismo". Ed.Marsilio
"Estetica del vuoto". Ed. Marsilio

FONTI PRIMARIE:
Dhammapada, XX, 278
sabbe samskhārā dukkhā
“Tutti i coefficienti sono dolore”
(Tr. di F. Sferra in La rivelazione del Buddha, Milano, Mondadori 2001, p. 556)

FONTI SECONDARIE:
Saccavibhangasutta (Discorso dell’esposizione dettagliata delle verità), Majjima Nikāya, 141 (tr. di F. Sferra in La rivelazione del Buddha, Milano, Mondadori 2001, p. 13-22)

1: la presenza del dolore inteso come:
1.2. sofferenza comune (dukkha dukkha): nella nascita, nella vecchiaia, nella malattia, nella morte, nello stare con ciò che o con chi non ci spiace, nello staccarsi da ciò che o da chi ci piace, nel non ottenere ciò che si desidera;
1.2. come sofferenza dovuta al cambiamento di condizioni felici (viparināma dukkha);
1.3. come stati condizionati (samkhāra dukkha): sofferenza connessa ai cinque aggregati (rūpa-, vedāna-, sanna-, samkhāra-, vinnāna khanda)
2: l'origine del dolore sta nella brama o desiderio ardente (tanhā, in pali; trsnā in sanscrito), che si ha:
2.1. nell'inseguimento ossessivo dei piaceri sensuali (kāma tanhā);
2.2. nella volontà di affermarsi (bhava tanhā);
2.3. nella volontà di distruggersi (vibhava tanhā).
3: la possibilità di estinguere (nirodha) la sete (tanhā) praticando la disciplina del distacco;
4: il mezzo che consente di raggiungere questa estinzione e, quindi, la cessazione del dolore, è l'Ottuplice Sentiero o “Sentiero di mezzo” (Majjhimā Patipadā) scandito in otto precetti: 4.1. giusta comprensione, 4.2. giusto pensiero, 4.3. giusta parola, 4.4. giusta azione, 4.5 giusto comportamento, 4.6. giusto sforzo, 4.7. giusta consapevolezza, 4.8 giusta concentrazione.

Le domande di Milinda: “Sire, io dico che tutti gli sciocchi uomini ordinari che si dilettano nelle sfere dei sensi, interne ed esterne, che provano per esse soddisfazione e vi si attaccano, sono portati via da questa corrente, non sono liberi dalla nascita, dalla vecchiaia e dalla morte, dalla pena, dai lamenti, dal disagio, dall’angoscia e dalla mancanza di serenità [cfr. Majjhima Nikāya, 131,18]: essi non sono liberi dal dolore”.

Samyutta Nikāya, 36.6: “O monaci, l’uomo ordinario quando viene toccato da una sensazione dolorosa soffre, si affligge, si lamenta, piange battendosi il petto, entra in uno stato di grande confusione. Egli sperimenta due tipi di sensazione: una corporea e una mentale (kāyika e cetasika) […] O monaci, quando il nobile discepolo che ha ricevuto gli insegnamenti spirituali viene toccato da una sensazione dolorosa egli non soffre, non si affligge, non si lamenta, non piange battendosi il petto, non entra in uno stato di grande confusione. Egli sperimenta un solo tipo di sensazione: la sensazione corporea e non quella mentale”

Udana 1.10: “Quando, Bāhiya, in ciò che è visto vi sarà solo ciò che è visto, in ciò che è udito vi sarà solo ciò che è udito, in ciò che è percepito vi sarà solo ciò che è percepito e in ciò che è conosciuto, allora, Bāhiya, tu non ti identificherai più con quello, allora, Bāhiya, non sarai più in quello: quando, Bāhiya, non sarai più in quello, allora, Bāhiya, tu no sarai né qui né al di là, né in ambedue i luoghi. Proprio questa è la fine della sofferenza”

Itivuttaka, 4. 7: “colui il quale, dopo aver interamente conosciuto il Tutto, non si lega a nessuna cosa, costui, invero, avendo compreso il Tutto, ha abbandonato ogni sofferenza”

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