Continua con il Dr. Christian Colizzi (Specialista Cardiologo) il nostro viaggio di conoscenza nelle principali patologie cardiocircolatorie. Parliamo oggi di ARITMIA, o cardiopalmo, condizione diffusa e che desta spesso preoccupazione nei pazienti.
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"Il cardiopalmo, che poi di fatto si configura come aritmia, è un sintomo molto comune nella popolazione, spesso i pazienti vengono e riferiscono situazioni di cuore in gola o di cuore accelerato. In questo ambito bisogna andare a fare assolutamente un'indagine molto approfondita, prima clinica e poi strumentale, per capire di fronte a quale tipo di aritmia ci troviamo.
Teniamo presente che il cuore è come una macchina: ha un impianto elettrico, così come una macchina, che funziona per tutta la vita e che conduce l'impulso alle diverse parti del cuore in maniera assolutamente ordinata. Per anni e per decenni. Conseguentemente, con l'età avanzata del paziente, può andare incontro a usura.
Oppure ci sono patologie che minano la sua funzionalità tipo infarti, coronaropatie, situazioni di miocarditi, infiammazioni cardiache. Quindi, di fatto, l'aggressione al sistema elettrico del cuore può essere di origine diversa.
È evidente che prima di tutto bisogna capire di fronte a quale aritmia ci troviamo, ricordiamoci che le forme di aritmia più comuni nella popolazione (e nella mente delle persone) sono extrasistole che sono delle aritmie. Quando in numero esiguo o comunque in situazioni di assoluto benessere sono comuni e assolutamente non situazioni da allarmare né il paziente ma tantomeno il medico. Perché? Perché avere delle extrasistole rientra nella normalità. È chiaro che il cuore non può essere regolare come un orologio svizzero per tutta la vita, senza mai avere un battito di anticipo o posticipo.
È chiaro che poi se le aritmie diventano tante, le extrasistole diventano tante, minano la funzionalità regolare del cuore, danno un disconforto al paziente, allora andiamo a trattare questa aritmia, a capirne la causa.
Oltre alle extrasistole ci sono aritmie comuni nella popolazione di una certa età che sono le fibrillazioni atriali. Ormai è la patologia di questo secolo. È chiaro che la fibrillazione atriale è un'aritmia più seria che richiede un approfondimento, che richiede delle terapie specifiche in quanto avere la fibrillazione atriale con alcuni fattori di rischio associati, l'età avanzata, l'ipertensione, il diabete, lo scompenso, richiede trattamenti sia mirati all'aritmia sia trattamenti anticoagulanti che consentano di evitare il rischio maggiore dell'aritmia e della fibrillazione atriale, che può essere l'ictus, l'ischemia cerebrale.
Allora in quel caso è giusto approfondire in maniera totalizzante, quindi oltre alla visita l’ECG e l'ecocardiogramma che sono la base per qualsiasi sintomo aritmico, per qualsiasi situazione di cardiopalmo. In quel caso si fanno esami di secondo livello, quindi si fanno degli holter prolungati, si fanno delle indagini di tipo anche elettrofisiologico, si va a indagare il tipo di fibrillazione atriale, quindi si entra in team con un aritmologo, quindi con un ospedale che possa trattare quel tipo specifico di patologia mediante per esempio un'ablazione, mediante una situazione di cardioversione elettrica. È chiaro che poi mai il cardiologo agisce sempre e solo come battitore libero o come one man show, bisogna agire nell'ambito di un team.
Però quello che rimane fondamentale è l'approccio iniziale, la visita, l'anamnesi al mio paziente, capire quando sorgono queste situazioni aritmiche. Capire se queste situazioni sono delle situazioni rischiose accompagnate da altri sintomi come l'affanno, lo svenimento, il dolore toracico, andare a fare gli esami, oltre a quelli della visita cardiologica iniziale, vedere le valvole se ci sono problematiche valvolari, situazioni di affaticamento cardiaco, fare esami sulle coronarie, quindi la TAC coronarica, fare degli holter non necessariamente solo di 24 ore si possono fare di 48, di una settimana andare a indagare un periodo più lungo.
E poi le terapie, perché chiaramente ci sono aritme, magari non gravi, ma che il paziente tollera male e non per questo non vanno curate, o aritmie, che magari il paziente tende a sottostimare, che invece il cardiologo si accorge che possono avere dei riflessi significativi, ecco, vanno classificate, vanno indagate.
Bisogna tranquillizzare il nostro paziente che c'è comunque un esame giusto per la sua condizione e che c'è una terapia corretta per la sua situazione clinica che consente di ripristinare la situazione di benessere e una situazione di ridotto rischio futuro per il paziente stesso. Quindi quando il paziente viene da noi e ci dice “dottore, ho un cardiopalmo, ho una situazione di cuore in gola” la prima cosa è tranquillizzarlo già metà dell'opera l'hai fatta. La seconda parte è indagare la sua situazione specifica per aiutarlo sia a ridurre il sintomo sia a migliorare la prognosi.
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