Fichte: I tre momenti dell'attività dell'Io

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L’io fichtiano non coincide con l’io empirico del singolo individuo, ma è un Io Puro, universale che realizza l’intera realtà. Che cosa sarebbero le montagne o le stelle senza una coscienza che li percepisca come tali? niente! (risposta dell’idealismo).

Il fondamento della realtà è, pertanto, l’IO Puro, o spirito, ovvero un processo creativo ed infinito che si articola in tre momenti essenziali:

Tesi: L’IO PONE SE STESSO, è attività autocreatrice che ha immediata autoconoscenza di sè (egoità).
Posto che grazie al principio di identità A=A Fichte arrivi al principio supremo IO=IO (Io sono io), l’Io non è nè immobile nè statico perchè è continuo anelito verso la libertà, verso un’ideale meta di perfezione, è costantemente impegnato nello streben (sforzo) di autorealizzazione.
Se però ci limitassimo ad affermare il primo principio non sarebbe possibile fondare l’esperienza che implica la polarizzazione tra soggetto e oggetto. Al primo principio, infatti, Fichte affianca due momenti che sono sempre aspetti diversi di un unico atto: l’auto porsi dell’IO.
L’uscita dall’immobilità del principio di identità chiama in causa un movimento che fa urtare l’IO contro un ostacolo, un altro da sè che lo limita: un NON IO.

Antitesi: L’Io oppone all’IO il NON IO: L’Io puro deve necessariamente opporsi ad un NON IO, ossia all’oggetto, in quanto, essendo attività suprema, ha bisogno di altro da sé per realizzarsi.

Per esporre il significato di questo secondo momento Fichte ricorre al principio di non contraddizione: A non è non-A, ovvero, non è possibile che A sia contemporaneamente A e non-A, quindi non-A è derivato da A. Senza A non vi sarebbe la possibilità del non-A, infatti per negare qualcosa è necessario che esso esista.
Quindi, il NON IO è posto dall’IO ed esso rappresenta tutto ciò che è altro dall’IO, l’oggetto che è diverso dal soggetto e si contrappone ad esso.
Il NON IO “deriva” dall’IO nel senso che non potrebbe esistere se non ci fosse un Io che lo pone, che lo pensa come oggetto e che, pertanto, lo pone. Al tempo stesso il NON IO è necessario all’IO in quanto costituendo il suo limite, consente all’attività dell’IO di polarizzarsi in Soggetto e oggetto. Quindi, per realizzarsi, l’IO oppone a sè stesso un ostacolo contro cui urtare.

PROBLEMA TEORICO: SE L’IO E’ CONTINUA ATTIVITÀ’ CHE PONE SE STESSO, COME FA A TROVARE UN OSTACOLO CHE SIA ALTRO DA SE’ DATO CHE L’IO E’ INFINITO? COME FA IL FINITO A DERIVARE DALL’INFINITO?

SINTESI: L’IO OPPONE, ALL’INTERNO DELL’IO, ALL’IO DIVISIBILE UN NON-IO DIVISIBILE.
Questo terzo principio/movimento è una mediazione tra i due precedenti e la mediazione chiama in campo la divisibilità, ovvero il limite.
IO e NON IO sono due realtà pure, L’IO è PURO PORRE, mentre il NON IO è PURO OPPORRE. L’uno pretende di essere assoluto ed incondizionato e che non esista nulla al di fuori di sè.
La lotta tra i due porterebbe entrambi ad annullarsi e distruggersi quindi la mediazione è possibile se e solo se ci si riferisce alla nostra concreta situazione del nostro essere nel mondo, se l’IO si particolarizza nei singoli io empirici e finiti che costituiscono il mondo e la sua molteplicità.
Quindi, l’operazione di Fichte è la seguente: all’interno dell’attività dell’IO vi è il porre un limite e ciò fa parte dell’attività stessa dell’IO. A questo punto, lo scontro tra l’IO ed il suo ostacolo diventa un incontro, una relazione tra un io limitato, divisibile ed un non-io altrettanto limitato divisibile. L’attività dell’IO assoluto che pone se stesso, senza la quale nessuna coscienza sarebbe possibili, si può esprimere soltanto nella concretezza dell’esperienza umana (insieme di io finiti, i diversi soggetti) e di altri non-io finiti (tutti gli oggetti concreti) che oppongono la loro resistenza alla spontaneità e alla libertà degli io finiti.
La natura è quella scena del mondo dove esistono una molteplicità di IO che hanno dinanzi a sè una molteplicità di oggetti, e questa natura non è una realtà autonoma, che precede lo Spirito, ma qualcosa che esiste soltanto come momento dialettico della vita dell’ IO, quindi per l’IO e nell’IO.
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