Jean Léon Gérôme - Phryne before the Areopagus
Barbara Krafft - Porträt Wolfgang Amadeus Mozart
Frine davanti all'Areopago (in francese: Phryné devant l'Aréopage) è un'opera dell'artista francese Jean-Léon Gérôme dipinto nel 1861. Rappresenta Frine, una famosissima etera della Grecia antica, durante il suo giudizio per empietà. Frine venne assolta dopo che l'oratore Iperide, uno dei più famosi oratori dell'antichità, la denudò davanti ai suoi giudici per convincerli della sua innocenza. È questa scena conclusiva del processo che è rappresentata nel quadro di Gérôme.
L'opera venne esposta al Salon del 1861. È esposto alla Hamburger Kunsthalle di Amburgo.
Al Salon del 1861 l'opera ha colpito il pubblico ed i critici. È stata considerata "scabrosa" e "pornografica". Questo giudizio è dovuto all'atteggiamento dei giudici davanti all'improvvisa nudità dell'etera: la loro rappresentazione come un'assemblea in maggioranza di anziani con lo sguardo sorpreso e concupisciente, suggerisce più dei vecchi pervertiti piuttosto che dei saggi magistrati.
Émile Zola descrive la scena come "una piccola figura in caramello, che dei vegliardi mangiano con gli occhi; il caramello salvava le apparenze". Per lui, la Frine di Gérôme è una finzione lontana dalla realtà, incarnata dalla posa statuaria dell'etera e che rappresenta agli occhi del letterato l'arretratezza della pittura accademica che lottava contro i nuovi movimenti artistici, per primo l'Impressionismo, al quale lo stesso Gérôme si è opposto con accanimento. Nel 1866, Zola aveva già criticato un altro quadro a tema antico di Gérôme, Cleopatra davanti a Cesare, chiamandola "Cleopatra in gesso"[8]. Per Zola, il quadro è costruito a tavolino, "un oggetto alla moda", ma Gérôme non ci mette "né carattere, né nessun tipo di personalità"[9]. Sulla stessa linea, Théophile Gautier confronta la figura centrale del quadro ad una "statua vivente" per via della sua posa e del suo biancore marmoreo[10]. Nel quadro, infatti, Frine assume di fatto la posa di una statua: i piedi giunti, la schiena dritta e la sua posizione fra due piedistalli vuoti, uno nero in primo piano ed uno grigio, dietro.
Il quadro sarà venduto alla forte somma di cinquantamila o sessantamila franchi e le sue riproduzioni avranno un successo enorme negli anni successivi in tutta la Francia, tant'è che saranno per Gérôme e la casa Goupil che pubblica le sue opere, una rendita fissa.
La tela ispirò con ogni probabilità la statua in marmo Frine, scolpita intorno al 1863 dal milanese Francesco Barzaghi, presentata all'Esposizione universale di Parigi del 1867.
Barbara Krafft
Maria Barbara Krafft (née Steiner; 1 April 1764 – 28 September 1825) was an Austrian painter, best remembered today for her widely reproduced posthumous portrait of Wolfgang Amadeus Mozart.
She was born in Iglau (now Jihlava, in the Czech Republic) where her father, the Austrian Imperial court painter Johann Nepomuk Steiner, was working at the time. She was taught painting by her father and accompanied him to Vienna, where she exhibited her first painting in 1786 at the Academy of Fine Arts.
In 1789 she married the Viennese pharmacist Josef Krafft. Their son Johann Nepomuk Krafft, born in 1792 and taught by his mother, later became a painter and lithographer. For various periods between 1794 and 1803 Krafft worked and travelled alone in Jihlava, Salzburg, and Prague, achieving increasing success primarily as a portrait painter, but also producing genre and religious works. By 1804 she was separated from her husband and settled in Salzburg where she lived until 1821. In the last four years of her life, she was the appointed City Painter in Bamberg where she painted 145 paintings. She died at the age of 61.
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