White Coat Ceremony 2023 | UniCamillus

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La cerimonia è un momento simbolico in cui gli studenti del quarto anno di Medicina indossano il camice bianco, simbolo dei valori del medico.

Si è tenuta la celebrazione della White Coat Ceremony di UniCamillus, occasione di grande valenza simbolica in cui gli studenti del quarto anno del Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia sono stati investiti della facoltà di indossare il tanto desiderato camice bianco: il momento segna il passaggio dalla teoria alla pratica, ossia dalle materie pre-cliniche alla possibilità di frequentare i tirocini nelle corsie degli ospedali.

L’evento rappresenta un importante rito di passaggio nella formazione accademica degli studenti e ne sottolinea l’impegno verso la professione medica. Non è un caso che il momento culminante dell’evento sia stato quello in cui Dorlean Meisha Ayrine Yenah, studentessa del quinto anno proveniente dagli Stati Uniti, ha letto la Dichiarazione di Ginevra, codice etico per i medici risalente al 1948, che riflette gli ideali morali e professionali del ruolo del medico, di cui quel camice bianco è testimone.

Le sessioni della cerimonia si sono aperte con i saluti istituzionali del Magnifico Rettore Gianni Profita e i commenti di Barbara Tavazzi, professoressa ordinaria di Biochimica e Presidente del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia di UniCamillus.

Alla cerimonia, sono intervenuti personaggi provenienti dal mondo della politica, della medicina, della didattica e dello spettacolo, tra i quali anche la neo-eletta Miss Italia, Francesca Bergesio, da quest’anno studentessa di UniCamillus, apprezzata da tutto l’uditorio per la bravura e l’intelligenza nella partecipazione all’evento. Con il suo tocco di simpatica freschezza giovanile ha raccontato come intende, attraverso il suo ruolo di Miss portare avanti il suo impegno a favore della parità di genere e della sicurezza stradale dei giovani.

Tra gli ospiti istituzionali, Giuseppe Ippolito, Direttore generale della ricerca e dell’innovazione del Ministero della Salute e Massimiliano Maselli, Assessore della Regione Lazio per Servizi Sociali, Disabilità, Terzo Settore e Servizi alla Persona, che ha dichiarato: “La scommessa per il futuro della sanità nel Lazio è puntare sull’assistenza sociale, territoriale e domestica per decongestionare i pronto soccorso e pianificare interventi personalizzati per ciascun paziente fragile”. Rocco Bellantone, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, ha posto l’accento sul fatto che “le malattie vanno curate rapportandole sempre con la persona che la sta combattendo. Non c’è nulla di meno scientifico della medicina – Ha aggiunto iperbolicamente – Questa è una facoltà umanistica, per gli uomini e le donne: non ne esistono due perfettamente uguali”.

Antonio Magi, Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, ha spiegato ai futuri nuovi medici che “la carenza dei camici bianchi sarà un enorme problema per il futuro. Ho già più volte lanciato l’allarme alle istituzioni che presto verranno a mancare oltre 40mila medici. Ma dopo la tempesta, viene sempre il bel tempo e questo può significare per i giovani una grande opportunità”.

Tra i professori dell’Ateneo hanno partecipato Giacomo Lazzarino, professore associato di Biochimica; Gianfranco Peluso, professore ordinario di Scienze Tecniche Dietetiche Applicate; Giuseppe Sciamanna, professore associato di Anatomia Umana e Maria Rosaria Capobianchi, docente di Biologia Molecolare, che isolò per prima in Italia il coronavirus SARS-CoV2 nel febbraio 2020 e che ha portato la sua testimonianza: “Dobbiamo imparare ad approcciare con umiltà a una realtà in perenne movimento, che riserva sorprese, come il Covid ci ha insegnato. I nuovi medici avranno in mano dei mezzi potenti grazie alle nuove tecnologie, ma anche la responsabilità di imparare ad usarli bene”. Importante anche il messaggio che Ermanno Greco, professore straordinario di ginecologia e ostetricia, ha voluto lasciare in particolare alle future donne medico, in numero nettamente prevalente in questa cerimonia: “Medicina è un percorso lungo, considerando anche le specializzazioni, che può quindi portare la donna a una maternità più tardiva, ma non bisogna dimenticare che la maternità è più semplice prima dei 35 anni. Per questo raccomando sempre di sottoporsi per tempo a tutti gli screening, senza dimenticare che, grazie alle nuove tecnologie disponibili, c’è sempre la possibilità di ricorrere al congelamento degli ovuli”.

“L’investitura del camice bianco non è solo un simbolo di competenza professionale, ma anche di responsabilità e compassione – sottolinea il Rettore Gianni Profita – Elemento, questo, ancora più importante in un ateneo come il nostro, che affonda le sue radici nella filosofia di Camillo De Lellis, l’uomo che rivoluzionò il sistema sanitario incentrandolo sul paziente”.

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