Poesia ed esperienza: temi e stile di Vittorio Sereni | Niccolò Scaffai

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Vittorio Sereni (Luino 1913-Milano 1983) è forse il poeta italiano più importante del secondo Novecento, tra i maggiori nella generazione successiva a quella di Montale. Proprio il confronto con il poeta delle Occasioni aiuta a cogliere la centralità di Sereni: da un lato, infatti, assimila dalla poesia di Montale (e di altri grandi autori moderni) certe parole e immagini emblematiche; dall’altro, cala quegli elementi nell’esperienza concreta della storia e della società contemporanee, legando la sua poesia a temi che ancora oggi ci riguardano (la guerra e l’Olocausto, il disagio della civiltà industriale, la dialettica fra memoria e oblio). Nella lezione, attraverso la lettura di testi esemplari, si rifletterà sul posto di Sereni nella poesia contemporanea, seguendone il percorso stilistico e mettendo a fuoco alcuni temi cruciali.

Si parlerà di:

Il percorso di Sereni. Nella prima parte, dopo aver fornito i cenni essenziali sulla vita e l’opera dell’autore, si daranno le coordinate della sua poetica, a partire dal libro d’esordio (Frontiera) in rapporto con il modello montaliano e con la poetica dell’ermetismo, cui il primo Sereni si avvicina.
Il passato che non passa: la poesia di Sereni e la storia contemporanea. Le due raccolte che segnano l’affermazione di Sereni e la maturazione del suo stile sono Diario d’Algeria (1947) e Gli strumenti umani (1965). A legare le due raccolte è, tra le altre cose, il rapporto con la storia: l’internamento in un campo di prigionia in Nord Africa, la mancata partecipazione alla Resistenza, il nazismo e la Shoah (si pensi al Trittico dall’Olanda o a La pietà ingiusta), le trasformazioni dell’Italia del dopoguerra.
La poesia degli oggetti. La contemporaneità storico-sociale entra nella poesia di Sereni anche attraverso oggetti, strumenti, spazi rappresentati e nominati. Questo incide sullo stile e sulle immagini di Sereni, che coniugano la presenza di una realtà comune e concreta (fatta di luoghi di lavoro, di case, di automobili, di telefoni…), con una prospettiva sui grandi temi universali, come l’amore e la morte, ad esempio nella poesia La spiaggia.
Il viaggio. Proprio la presenza dell’automobile si lega alla dinamica del viaggio, spesso evocata in grandi poesie di Sereni, come Autostrada della Cisa (testo presente nella sua ultima raccolta, Stella variabile). Qui la macchina e la grande via di comunicazione, emblemi di modernità, permettono però anche un contatto allegorico con la dimensione del mito, con la visione di un altrove metafisico e remoto.
Il lavoro del poeta. Il tema del lavoro (Sereni aveva lavorato per grandi industrie come la Pirelli e soprattutto la Mondadori, di cui era stato direttore letterario) è spesso presente nella poesia sereniana. Ma il concetto di ‘lavoro’, in un altro senso, ha per Sereni anche un legame con la creatività poetica: il lavoro del poeta consiste per lui – come dirà in una conferenza del 1980 – in una «serie di operazioni microscopiche e silenziose che uno compie dialogando con se stesso, in ciò favorito dal caso, stimolato da un incontro fortuito, da un volto, da un gesto, da un suono, da una rivelazione improvvisa».

Relatore

Niccolò Scaffai insegna Critica letteraria all’Università di Siena, dove dirige il Centro di ricerca ‘Franco Fortini’. Ha insegnato dal 2010 al 2019 Letteratura contemporanea all’Università di Losanna. Tra i suoi libri recenti, ricordiamo per Carocci Il lavoro del poeta (2015) e Letteratura e ecologia (2017), per Mondadori i commenti alle opere di Montale, La bufera e altro (2019) e Farfalla di Dinard (2021); per Einaudi l’antologia Racconti del pianeta Terra (2022, premio speciale Città di Fiesole). Ha dedicato a Primo Levi diversi saggi e sta lavorando a una monografia sull’autore.

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