Le sanzioni economiche sono la pietra tombale della globalizzazione?

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Negli ultimi decenni il commercio internazionale ha acquisito maggiore importanza di quando non ne avesse mai avuta, ad esempio le esportazioni globali sono oggi 40 volte superiori a quelle del 1913. La globalizzazione ha anche incrementato gli investimenti esteri, creando più posti di lavoro e migliorando la qualità della vita, permettendo ad oltre 1 miliardo di persone in tutto il mondo di abbandonare il precedente stato di povertà. Tuttavia, se dal punto di vista economico la globalizzazione ha avuto un effetto positivo, a che livello puo essa essere influenzata dalle sanzioni, nonostante molte di esse siano una conseguenza di politiche internazionali? Secondo uno studio del Peterson Institute for International Economics, le sanzioni estese riducono il commercio tra Paesi del 91,9%, quelle moderate del 31,2% e quelle minori del 15-20%. Ad esempio, le sanzioni imposte all’Iran hanno ridotto rapidamente gli investimenti nel Paese; il FMI riferisce che le sanzioni hanno portato a un calo del 40% del PIL iraniano tra il 2012 e il 2015, un esempio lampante di come l’interruzione delle relazioni commerciali abbia l’effetto di rallentare la crescita economica. Tuttavia, alcuni esempi dimostrano che le sanzioni non sono vantaggiose solo per i Paesi contro cui sono state imposte, ma anche per quelli che le hanno avviate. Ad esempio, nel 2015 la Russia ha perso ben 54 miliardi di dollari in esportazioni per via di sanzioni imposte dall’Unione Europea, mentre gli stessi paesi membri hanno 42miliardi di dollari, per le sanzioni da loro imposte. È importante ricordare che le sanzioni rimangono principalmente azioni politiche, non solamente economiche. Nonostante tutti gli svantaggi, ad oggi non esiste un metodo più efficace della pressione economica per influenzare altri Paesi. I metodi convenzionali portano a conseguenze ancora più distruttive, che porteranno non solo a un contraccolpo economico, ma anche a una catastrofe umanitaria. In conclusione, il numero di sanzioni è aumentato nell’ultimo decennio, ma questo non significa la fine della globalizzazione, bensì la frammentazione dell’economia globale e la cooperazione regionale al posto del partenariato globale.

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