Il porto di Genova. Le radici del futuro

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Il porto di Genova. Le radici del futuro
Documentario di Salvatore Vento
Video produzione di Ugo Nuzzo (Video Voyagers)

Il documentario che presentiamo intende rispondere ad una domanda d'estrema attualità: la vocazione storica di “Genova città portuale” può rappresentare ancora oggi una solida base per un futuro di sviluppo sostenibile della nostra comunità? Attraverso l'uso di immagini di filmati storici e di testimonianze, viene raccontata la storia del lavoro portuale e i rapporti con la città. Per la parte storica vengono riprese le interviste realizzate dall'autore nel 2002 nell'ambito del programma televisivo “Storie. Genova, la memoria, il futuro”. La storia dei porti è la storia della continua risistemazione e potenziamento degli spazi per far fronte ai mutevoli bisogni della merce e delle navi. I lavoratori portuali erano suddivisi in numerosi gruppi professionali che si unificheranno nella CULMV soltanto nel 1946, frutto della confluenza di sette sezioni. Tutti gli intervistati sottolineano il grande valore della solidarietà interna e gli interventi a favore dei popoli in lotta per la libertà (vedi nel 1973 la partenza della nave Australe per il Vietnam). L'orgoglio professionale del portuale travalicava il saper fare specifico e assumeva dimensioni sociali; s’identificava soprattutto col suo gruppo d’appartenenza, con la Compagnia, considerata una vera e propria famiglia. Al Console si rivolgevano gli operai per consigli anche di natura privata. Il portuale era un libertario, non tanto nel senso dell’anarchia politica, quanto per la sua libertà e per la sua capacità di autogestione del lavoro. Diventare socio effettivo della Compagnia era la grande aspirazione, dopo un lungo periodo di avventiziato. La manipolazione della merce richiedeva forza fisica, conoscenza di tecniche particolari e creatività nell'affrontare situazioni impreviste. Nell’enorme sala della “chiamata” tutte le mattine si ritrovavano migliaia di camalli, si discuteva degli argomenti più disparati, anche di politica e in quelle condizioni era facile decidere, al momento, un’azione di lotta o una manifestazione di piazza.
Con l’avvento della tecnologia del container e la privatizzazione delle banchine inizia una nuova storia: la merce praticamente non si vede e comincia un’organizzazione del lavoro di tipo industriale.

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