Gli Etruschi sulla frontiera dei grandi fiumi, il parco archeologico del Forcello e le sue scoperte

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Sono gli Etruschi di frontiera, quelli della città in corso di scavo al Forcello (Bagnolo San Vito, Mantova), ma anche un porto, un emporio, un presidio. La frontiera è quella a nord, in mezzo alla pianura Padana, o meglio tra i fiumi, il Mincio e il grande Po. Un abitato - una città, diremmo - di grandi dimensioni, che si estendeva su un'area di circa 120.000 quadrati, e che gli scavi dell'Università degli Studi di Milano hanno al momento investigato per circa 1.000, con lavori ancora in corso, una vera e prpria scuola per gli studenti e un ricchissimo sito di dati archeologici importantissimi. L'abitato etrusco è però stato indagato con i vari metodi dell'archeologia non-invasiva, prospezioni geofisiche che dagli anni '80 un poi hanno iniziato a disegnare sul terreno le strutture sepolte, l'orientamento con un asse viario con andamento nordovest-sudest. Vari saggi di scavo hanno poi arricchito il quadro, a cominciare dalle strutture artificiali con scopo di difesa idraulica, un agger terreus alto attualmente 1,30 metri, con una base di 5. Gli scavi si sono susseguiti nella parte centrale dell'abitato, del 1988 al 1993, e poi in modo quasi continuo dal 1998 in avanti, con un lavoro costante di Raffaele De Marinis, ed ora di Marta Rapi.


Sappiamo, finora, che il Forcello è stato abitato dagli Etruschi dalla metà del VI secolo a.C fino al 388 circa. Data che, come sappiamo, segna l'invasione della pianura da parte di tribù celtiche, che sembrano segnare con chiarezza la fine di questo abitato. Non dimentichiamo però che, a pochi chilometri, crebbe l'importanza di Mantova, dove la presenza Etrusca è ben nota (oltre a quella - dora lo sappiamo - di insediamenti dell'età del Bronzo Finale).


L'impianto ortogonale che emerge è simile a quello ben noto di Marzabotto (Bologna), ortogonale con insulae. Tutto da studiare però, con spazi pubblici, religiosi e produttivi da indentificare. Le analisi condotte finora ci mostrano come l'abitato sorgesse sulle rive di un lago, poi prosciugato dal medioevo, che si estendeva per circa 6 chilometri verso l'attuale città di Mantova. La via d'acqua ideale per un emporio aperto ai traffici con il Mediterraneo e con il nord Europa, come dimostra la ricca documentazione archeologica già studiata, ritrovata tra le abitazioni che non presentano strutture di "alzato" visibili, essendo state realizzate, con un ritmo di sostituzione di circa 25 anni, in materiale deperibile come canne, legno, fango essiccato. Un recor archeologico notevole, anche nove contesti diversi che si sono sovrapposti, e che possono essere individuati nelle unità stratigrafiche. In alcuni casi il fuoco di un incendio ha favorito la conservazione dei reperti, consegnando un quadro complesso agli studiosi.


Ora il parco (www.parcoarcheologicoforcello.it, 340.8806468) è una grande occasione per comprendere un importante sito in corso di scavo, con attività didattiche per tutte le età in un contesto paesaggistico di grande interesse, tra il lavoro delle generazioni che si sono succedute e quello incessante dei grandi fiumi , il Mincio e il Po, che lo caratterizzano

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