Francesco Guccini: l'intervista | RSI Info

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Anche se con L’Ultima Thule dice addio al mondo della canzone, Francesco Guccini resterà sempre un poeta con la chitarra, sapiente e raffinato nella costruzione dei versi, scritti accompagnando le note alle parole.

I suoi discorsi musicali, spesso velati di ironia, hanno parlato di politica, di giustizia, d’amore, di speranze, di sogni, di stazioni di vita, del tempo che passa, della quotidianità. I suoi concerti, che sempre si sono aperti con Canzone per un’amica, hanno raccolto migliaia di persone attorno a una voce e a una chitarra, cosa non da poco laddove non esistono altri effetti scenici e l’unica cosa che conta è il rapporto che si crea con il pubblico. Canzoni, quelle del cantautore pavanese, che hanno nutrito gli ideali di più generazioni e ancora oggi accendono entusiasmi. Perché Guccini è sempre stato e resta un’icona della sinistra italiana, prova ne è l’imitazione che, in tempi di crisi del PD, gli dedica Maurizio Crozza.

Annoverato tra i padri fondatori della canzone d’autore, le sue radici musicali affondano nel rock, nella musica beat e nel folk, e fin dagli esordi, in cui si esibisce come orchestrale, dalla sua vena di cantautore sgorgano i primi pezzi storici, come L’Antisociale, Noi non ci saremo e Auschwitz, brani che nel 1967 sono inseriti nel suo primo LP, Folk Beat no.1, quello con cui "Francesco" battezza la sua brillante carriera. Il salto artistico giunge poco tempo dopo, nei primi anni Settanta, con l’uscita di Radici , di cui ogni traccia è una piccola perla; basta ricordare La Locomotiva, scritta in una ventina di minuti, La piccola città , Modena, che ha dato i natali a Guccini, o ancora Il vecchio e il bambino, un pezzo intriso di delicatezza e umanità, quasi in contrasto con il clima rovente dell’epoca.

Nei decenni seguenti i dischi che incide scriveranno pagine di storia della musica italiana, come Via Paolo Fabbri 43 , Parnassius Guccinii (dal nome di un’omonima specie di farfalla dedicata al cantante), o ancora, Stagioni, che inaugura l’arrivo del nuovo millennio accordando il ritmo del tempo alla melodia delle emozioni e dei sentimenti.

Quasi un autore per antonomasia, Guccini è anche scrittore di racconti, di poesie, di schegge di autobiografia, che proseguono il filo narrativo delle canzoni – da Cròniche epafàniche a Vacca d’un cane a Cittanova Blues . Redige addirittura un Dizionario del dialetto di Pàvana, irreprensibile mappatura dell’idioma e delle sue innumerevoli sfaccettature. Testi lunghi e brevi, parole raccolte o disperse, Guccini sembra aver dotato di ali la sua penna, e anche se non delizierà più il suo pubblico con nuove canzoni, le sue note continueranno a riecheggiare nel tempo, dando parola a una voce intramontabile.
La puntata è andata in onda il 2 giugno 2013.

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